Tony Damascelli
Johann Wolfgang non poteva certo immaginare una cosa del genere. Hanno piazzato un maxischermo per la teletrasmissione in diretta di Germania-Svezia, ottavo di finale a Monaco della coppa del mondo, lo hanno piazzato a Roma, al Goethe-Institut dove questo pomeriggio, alle 17, si parlerà soltanto tedesco, anche la telecronaca sarà in lingua madre, i cibi pure, le bevande poi. Per spiegare il fenomeno basterebbe citare le due parole con le quali Jurgen Klinsmann, che qualche dolore del giovane Werther aveva sofferto in avvio, ha commentato leventuale sconfitta, dunque eliminazione, della sua nazionale, prima di giocarsi almeno la semifinale: «Eine katastrophe».
Per evitare la catastrofe la Germania si raggruma come mai le era successo e Klinsmann ha spiegato che Berlino, ad esempio, è una città rinata, perché lunità della Germania, quella definita dalla caduta del muro nella suddetta città, ha restituito al Paese un senso smarrito, uno spirito patriottico che era tenuto nascosto per non venire confuso con i fanatismi del passato. «La Germania ha bisogno di una filosofia prima che di un allenatore. Per un Paese come il nostro, o come lInghilterra, dove la gente è pazza per il calcio, la nazionale non può essere eliminata negli ottavi o nei quarti di finale. La mia aspettativa è la stessa. Giochiamo in casa, davanti alla nostra gente, dobbiamo per forza chiudere fra le prime quattro».
Insomma anche i tedeschi hanno scoperto che il fussball può rilanciare la nazione, così scrivono e dicono e cantano in questi giorni festosi, dopo i mugugni iniziali. Klinsmann sa benissimo che stasera contro la Svezia non ci saranno più calcoli: dentro o fuori. La stessa cosa pensano i fiammiferi svedesi che forse recuperano il loro genio della lampada, Zlatan Ibrahimovic, con il muscolo ferito ma con la voglia di firmare almeno un gol. Un gol su rigore. Ecco larticolo che entra in campo dagli ottavi di finale in poi. La soluzione finale per scegliere la vincitrice, il signor Lagerback, lallenatore della nazionale, quello che ha una faccia da capo reparto dellIkea, ha fatto allenare i suoi proprio dagli undici metri, così sono venuti fuori i cinque rigoristi: Ibrahimovic, Kallstrom, Larsson, Ljungberg, Wilhelmsson. Per completare il kit ecco anche le riserve: Alexandersson, Svensson, Allback. Gli svedesi si fidano, sognano di far fuori i tedeschi che hanno trovato anche un sostegno politico: una fetta del Parlamento ha votato per la Germania campione del mondo. Il sondaggio effettuato dalla Dpa tra 120 dei 614 deputati del Bundestag, ha dato esito oceanico, Klinsmann alzerà la sua seconda coppa del mondo, da allenatore, dopo quella da calciatore del 1990, gesto già riuscito a Franz Beckenbauer. Tra i due non correva amore, anzi. Proprio a Italia 90 furono diverse le liti, il Kaiser provocava Jurgen chiamandolo «Pelè bianco», Klinsmann sbatteva le porte e scagliava le scarpe da gioco contro il muro. Oggi la coppia fila via serena, almeno per il momento, nessuno sa se il rapporto proseguirà: «Non allenerò mai un club, perché la mia famiglia viene prima di tutto e io ho scelto di vivere» ha spiegato Jurgen Klinsmann che vive in California e ha capito che il pallone è importante ma cè altro di piacevole.
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