L’abisso morale dei nuovi ricchi

È un mondo rovesciato, una sorta di carnevalesco paese di Bengodi, quello che Alfonso Santagata racconta nel suo ultimo lavoro, Animenere, atteso per domani sera al teatro India. Ma proprio perché «rovesciato» questo universo rimanda per contrasto alle pieghe più distorte della nostra società, avvizzita sotto i riflettori dell’ambizione, della scalata economica, del dis-valore di ogni valore. A ispirare il regista e attore campano è stato il romanzo Di questa vita menzognera di Giuseppe Montesano, affresco di una famiglia di imprenditori partenopei senza scrupoli, arricchiti a dismisura, che godono dei favori del potere centrale e sono padroni indiscussi della città nonché pionieri di una nuova economia di rapina. Vivono in un immenso palazzo settecentesco ricalcando grottescamente un presunto fasto borbonico, circondati da una corte di ecclesiastici, precettori e segretari. Distruggere e ricostruire sono le parole d’ordine. Vendere Napoli, il Golfo, il Vesuvio, e fare Eternapoli, una sorta di enorme parco tematico, è il loro progetto. Nello spettacolo di Santagata (anche in scena insieme con, tra gli altri, Antonio Alveario, Donatella Furino, Rossana Gay) i Negromonte del libro sono diventati i Belmondo e rappresentano i capostipite della Animenere: avanguardia da emulare, modelli distorti che hanno avuto il loro debutto in televisione o in un ufficio o in un palazzo di governo e che ormai hanno condizionato il modus vivendi di un’intera comunità. «Sono personaggi con tratti grotteschi - spiega il regista - senza più limitazioni morali, agiscono in un paradosso. Ridicoli mostri drogati dal sogno del denaro che fanno merce del possibile e dell’impossibile, dall’aria ai cimiteri sottomarini. Prigionieri illusi di possedere la libertà, gaudenti che hanno seppellito la passione e l’amore, schiavi dell’Apparire».


A poco a poco i Belmondo si accaparrano visibilità e potere, come fossero attori affamati di proscenio che per esistere e consistere hanno bisogno di luci e bagliori. E il teatro torna così alla sua più autentica radice dissacratoria. Alla sua innata capacità di trasfigurare e, trasfigurando, insegnare.
Repliche fino a domenica 9 novembre. Info: 06.684000311.

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