L’addio ai cinema storici: Campidoglio impotente

Michela Giachetta

Una volta in città c’erano i cinema storici. Come il Quirinetta, situato nei pressi di via del Corso o l’Archimede, ai Parioli. Ma anche l’Etoile a San Lorenzo in Lucina e il Volturno, vicino a Termini. C’erano una volta e non ci saranno più. Hanno chiuso da tempo e, assieme ad altri 19 cinema (in totale 22 sale), hanno comunicato ufficialmente la loro dismissione al Comune, che non è riuscito a recuperare queste strutture in alcun modo. Niente ha potuto la nota passione del sindaco per il cinema e a niente è servita la delibera comunale del ’95, cosiddetta «Nuovo cinema Paradiso», che permetteva alle sale cinematografiche di aumentare la superficie utile interna, destinandone una parte ad attività di supporto, quali bar, ristoranti, librerie.
Chiuse sono e chiuse rimarranno, almeno come cinema. Ma dove non è arrivata l’Amministrazione si è pensato di far arrivare i privati. È stato infatti istituito un bando che permetterà ai proprietari delle 22 sale o ad altri imprenditori autorizzati di cambiarne la destinazione d’uso. Così dove ieri sorgevano i cinema domani sorgeranno altri servizi, quali attività culturali, servizi alla popolazione, attività commerciali e parcheggi privati.
«Le destinazioni d’uso - si legge nel bando - dovranno essere mantenute per almeno 10 anni e saranno ammesse nel rispetto del cosiddetto mix funzionale: le attività culturali dovranno coprire almeno il 50 per cento, i servizi alla popolazione almeno il 20 per cento e al massimo il 30 per cento potrà essere destinato ad attività commerciali. Mentre non c’è nessun limite per i parcheggi, perché esclusi dal computo della superficie». Sarà una commissione tecnica a valutare le proposte pervenute. Nel bando non sono indicati i criteri che verranno utilizzati per la scelta: si dichiara semplicemente che si dovranno rispettare gli indirizzi e le prescrizioni stabilite dal Comune. L’unica cosa sicura è che, come ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Roberto Morassut, «le proposte dovranno essere conformi alle discipline urbanistiche vigenti. Non potranno essere aumentati i volumi, ma solo le superfici delle sale. Le autorizzazioni sono vincolate al luogo e l’attività non potrà essere trasferita altrove».
Nella lista delle sale che hanno cessato la loro attività originale c’è anche il cinema Astra, in viale Jonio, da tempo occupato dagli attivisti di Action. «In quel caso - spiega il sindaco - continueremo a fare tutto quello che stiamo già facendo per l’emergenza abitativa, mantenendo sempre l’idea che le persone non si mettono per strada». Il che, tradotto, vuole probabilmente dire che, ora come ora, non si sa quale sarà il destino degli occupanti e che si aspettano le proposte degli imprenditori per valutare il da farsi. Mancano, invece, nella lista alcune sale come l’Aquila. Il motivo di tale mancanza è che quel cinema è stato da tempo acquisito dal Comune. Due pesi e due misure, quindi.

Ci sono sale, infatti, che sono affidate alla gestione dei privati, come tutti quelli nominati fino ad ora, altre alla gestione pubblica, come l'Aquila, appunto. Il dato di fatto rimane che la città, con l’intervento del Comune o no, perde comunque un buon numero di sale cinematografiche.

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