Cultura e Spettacoli

L’aereo più pazzo del mondo adesso ha smesso di volare

Era l’uomo che visse due volte. Leslie Nielsen, scomparso domenica in Florida per le complicazioni di una polmonite, è stato nei suoi primi venticinque anni (cinematografici) un mediocre attore, scelto immancabilmente per il ruolo di vilain, ovvero di cattivo. Spesso, molto spesso nei western minori, se non proprio di serie B, da zona retrocessione. Come nel moderatamente celebre La legge del più forte, ambientato nel Far West di fine Ottocento. Diretto dallo specialista George Marshall, Nielsen è il rude colonnello Steven Bedford, che inutilmente fa il filo alla dolce Lily Payton, concupita anche dal cocciuto mandriano Jason Okey. Precisato che questi due personaggi sono interpretati da Shirley MacLaine e Glenn Ford, è inutile aggiungere che per lo spocchioso ufficiale è nebbia fitta.
Dunque una carriera in retrovia, spesso con sepoltura anticipata, per l’eccellente caratterista nato in Canada nel 1926 da padre danese e madre gallese e poi naturalizzato americano, con un pedigree di sangue blu (il fratello Erik è stato premier canadese e lo zio materno Jean Hersholt un attore da Oscar) e una movimentata vita affettiva (quattro mogli). Il suo esordio avvenne in un poliziesco del ’56, Il ricatto più vile, manco a dirlo in un ruolo repellente e, guarda caso, a fianco del protagonista Glenn Ford. Nello stesso anno girò un classico di fantascienza, l’oggi invecchiatissimo Il pianeta proibito, e altre due pellicole dimenticabili. Comunque, a trentadue anni era già qualcuno a Hollywood.
Ma nonostante l’alta statura e il bell’aspetto, il ruolo del primattore non l’ebbe mai. Eccolo così a recitare la stessa parte, quando andava bene di terzo incomodo tra lui e lei o di perfida canaglia se c’era un copione un po’ controvento. Insomma, da Jean Harlow la donna che non sapeva amare a L’avventura del Poseidon, tantissimi ciak, tutti da rigattiere. Intervallati da svariate apparizioni nei telefilm. Finché nel 1980, quando Nielsen ha la bellezza di cinquantaquattro anni e i capelli bianchi già da un pezzo, ecco la svolta. Per non dire la rivoluzione.
Il film s’intitola, almeno in Italia, L’aereo più pazzo del mondo, esilarante parodia del cinema catastrofico allora di gran moda, scritto e diretto da Jim Abrahmams e dai fratelli Zucker, un trio di goliardici, insolenti e sconosciutissimi teatranti del Wisconsin. È il trionfo, soprattutto per tre attori ripescati dal passato e dal bianco e nero, come Robert Stack, Peter Graves (morto lo scorso marzo) e appunto Leslie Nielsen, irresistibile nel ruolo dell’impetuoso dottor Rumack, inetto medico pronto a soccorrere, peggiorandone subito le condizioni, i passeggeri afflitti da mal di pesce. Sembra una faccia nata per la comicità quel ghigno che per un’eternità ha fatto capolino tra le Colt.
Da lì ricomincia dunque la seconda vita di Leslie Nielsen versione demenziale, con la serie di Una pallottola spuntata, dove incarna mirabilmente il tenente di polizia Frank Drebin, a occhio e croce lo sbirro più imbranato della storia (con mille scuse all’ispettore Clouseau e a Peter Sellers) che pure riesce a tenere sulla corda una sventola come Priscilla Presley. Lo scoprono anche i fratelli Vanzina, che in S.P.Q.R. - 2000 e mezzo anni fa gli affidano il personaggio del senatore Lucio Cinico, deciso a godersi nell’antica Roma le vistose grazie della escort bolognese Poppea, al secolo Anna Falchi.

Chiamalo scemo, avrebbe detto Totò.

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