L’alleanza per salvare Malpensa raddoppia

Marcello Chirico

Da ventitrè a quarantatrè firmatari, e tutto in poco più di dieci giorni. Da quando cioè il governatore-senatore Roberto Formigoni si è messo in testa di erigere un muro «umano» a difesa dell’hub di Malpensa, non appena si è accorto che a Roma - complice il cambio della guardia a Palazzo Chigi - stavano ancora una volta cercando di impossessarsi, con Fiumicino, della leadership aeroportuale. Un «protocollo d’intesa» firmato da Comune, Aeroporti di Roma, Alitalia, Enac, Camera di Commercio capitolina e Federalberghi attraverso il quale chiedevano al nuovo governo più collegamenti per lo scalo romano. Un’iniziativa piaciuta a pochi quassù a Milano, dalla Moratti a Formigoni, il quale ha subito messo in mostra l’utilità di poter contare da parte della Lombardia su un governatore-senatore (seppur per un periodo limitato, visto che tra un paio di mesi non gli sarà più consentito il ruolo double-face), mettendo in piedi una vera e propria controffensiva tutta «made in Lombardia». Ovvero, una interpellanza-interrogazione bipartisan al nuovo governo, sottoscritta da ben 23 senatori lombardi («per la prima volta riuniti insieme per far lobby regionale» l’aveva presentata Formigoni), con la quale chiedere al nuovo governo «quali orientamenti intenda esprimere e quali provvedimenti intenda assumere per raggiungere gli obbiettivi indicati» nel testo. Ovvero: «Impegnare gli amministratori di Alitalia a definire un piano di sviluppo di Malpensa» e ad «assumere opportuni provvedimenti affinchè Alitalia prosegua nell’opera di rafforzamento dell’aeroporto Malpensa, hub di riferimento del Nord Italia» sostenendo l’incremento del traffico passeggeri nel prossimo triennio almeno nell’ordine del 20 per cento (in coerenza col tasso di crescita dei tre anni precedenti).
Ieri il governatore ha depositato l’interpellanza-interrogazione a Palazzo Madama ma i sottoscrittori non erano più 23 ma 43, praticamente quasi il doppio, «ben il 15 per cento dei componenti del Senato» ha tenuto a precisare Formigoni al momento della consegna del testo. Con un’altra particolarità: dei nuovi 19 firmatari, ben 11 non sono neppure lombardi, ma arrivano dalle più svariate regioni d’Italia: Molise, Basilicata, Sicilia, Piemonte, Campania, Marche, Trentino Alto Adige, persino dal Lazio. «A dimostrazione - spiega un più che soddisfatto Formigoni - che quello venutosi a creare su Malpensa è un caso di spessore nazionale e non solo localistico, ed il sottoscritto ha voluto e saputo raccogliere il consenso di tutti». Compreso quello di alcuni senatori lombardi del centrosinistra (5 diessini, 1 margheritino) e del fronte delle autonomie. Più che una lobby lombarda, quella messa insieme da Formigoni è una vera e propria «alleanza trasversale» che, agli amanti della fantapolitica, potrebbe dare persino l’impressione di un primo tentativo di partito unico del centrodestra, aperto a partecipazioni esterne. Ma forse ci stiamo spingendo troppo in là. «Semmai - propone il governatore - è l’ennesima prova di quanto sarebbe utile un Senato regionale, nel quale discutere «day by day» i problemi dei singoli territori.

Dopo il referendum, visto che tutti sono disponibili ad aprire un nuovo tavolo di discussione sulle riforme, sarà utile tornarne a parlare».
L’interpellanza-interrogazione su Malpensa depositata ieri dovrà ricevere una risposta, dal premier o dal ministro competente, entro 20 giorni.

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