L’antipolitica del nulla di Bertinotti

Fausto Bertinotti ha scelto di chiamarsi fuori dalla politica attiva offrendo alla Sinistra europea di prendere il suo posto. Ma esiste una Sinistra europea in Italia senza Bertinotti? In realtà Rifondazione comunista è un partito legato alla persona; in modo diverso da quello in cui è legato Berlusconi alla Casa delle libertà, ma in modo egualmente significativo. È l’unico che ha fatto del linguaggio politico un metodo per coniugare i sentimenti opposti, di unire l’antagonismo e la partecipazione al governo.
In realtà i concetti usati da Bertinotti sono semplici. E uniscono il sentimento della classe, che residua nel linguaggio rifondatore con quello dei motivi umani di contrapposizione. I più vari e più contraddittori, dal femminismo alla questione omosessuale. Certamente ha abbandonato il marxismo, che vede nella classe la contraddizione principale e dominante della società. Ma lo ha sostituito con una forma di ricorso al conflitto e alla protesta come atto che giustifica in se stesso e che espone nel suo proporsi il contenuto della sua necessità. Ed è singolare che egli abbia trovato un corrispondente significativo nel partito tedesco di Gysy e di La Fontaine; un partito che unisce il sentimento del rimpianto della condizione comunista all’Est a un sentimento di rivincita verso l’Ovest che li ha colonizzati alla solidarietà come movimenti, come quello verde, che hanno radici solamente nell’Ovest. In Germania la contraddizione tra Est e Ovest ha fatto lezione primaria, la parificazione è stata vissuta dall’Est come un’occupazione. D’altro lato nell’Ovest i tentativi di Schröder e dell’attuale direzione socialdemocratica di rendere componibili il mercato mondiale e la condizione sociale del lavoro in Germania hanno dato origine a un movimento come la nuova sinistra di Oscar La Fontaine, che rappresenta ancora il tentativo di conservare i privilegi sindacali e assistenziali, goduti quando l’economia sociale di mercato funzionava solo in un quadro tedesco, cioè all’interno della politica dello Stato. Sia a Est che a Ovest il partito tedesco guarda al passato, al passato della Repubblica democratica o a quello dell’economia sociale di mercato occidentale, ambedue sconvolte dalla realtà della globalizzazione.
Bertinotti punta sul passato e sulla memoria; e l’antagonismo può includere in esso anche movimenti tra di loro contrari in base alla teoria rivoluzionaria delle rivolte come rivoluzione, delle proteste, anche effimere, che sono legittime perché sono proteste. L’antagonismo lascia il vuoto a ogni concetto e Bertinotti dà all’assemblea della Sinistra europea come direttiva il «non sapere», dice loro: «Io vi ho dato il criterio dell’antagonismo, voi fatelo». Egli si avvolge nella presidenza della Camera e si pone in riserva della sinistra, pronto però a farla valere dalla sua sede istituzionale. È una curiosa antipolitica anche questa, quella di teorizzare l’antagonismo vuoto. E ciò spinge inevitabilmente Rifondazione verso fratture interne, che solo possono essere tenute in ragione del discreto fascino che il potere esercita sempre a sinistra. L’antagonismo di Bertinotti è un grande nulla, un vuoto riempito di tutti i tipi diversi di contenuti. Il suo livello istituzionale gli consentirà quel potere morale in base a cui può assumere tutto ma non dare forma a niente. A Berlino si è incluso nella prospettiva antagonista anche Chavez che pure ha un regime autoritario, mentre Liberazione prende le distanze da Castro. Forse per far dispiacere ai Comunisti italiani che mantengono il loro filocastrismo. Ora il problema di Rifondazione è di manifestare l’urlo e gestire il compromesso, di cavalcare la protesta sostenendo il governo. Le spalle di Giordano sono troppo deboli per resistere a questo gioco così forte.

In un momento in cui una offensiva così singolare si muove contro la politica italiana, Rifondazione, divenuta Sinistra europea, può chiamarsi altrove, facendo della critica ai Ds e al Partito democratico la sola ragione di esistenza. Che questo non giovi al governo è evidente, ma è anche l’unico modo in cui si può tirare a campare sostenendo urli da sinistra e avviando compromessi.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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