L’Antitrust Ue indaga sul gas dell’Eni

Tempi lunghi per arrivare a una conclusione Il gruppo rischia una multa di 8,6 miliardi, ma la Borsa non si preoccupa e il titolo sale dell’1,76%

da Milano

La Commissione Ue minaccia all’Eni una multa-monstre da 8,6 miliardi di euro in seguito alla procedura d’indagine per abuso di posizione dominante avviata ieri da Bruxelles, ma il titolo del gruppo non si scompone e guadagna l’1,76% sull’onda dei risultati trimestrali. Un’identica iniziativa è stata presa nei confronti della tedesca Rwe. Una nota dell’Antitrust Ue, guidato a Neelie Kroes, afferma che l’indagine «si concentra sui comportamenti del gruppo Eni che si sospetta possano essere finalizzati all’esclusione di potenziali concorrenti dal mercato della fornitura del gas in Italia». Il sospetto dell’Ue è che ci sia stato «accaparramento e sottoinvestimento nel sistema di trasmissione, che portano alla preclusione dei concorrenti e danni per la concorrenza e i clienti su uno o più mercati del gas in Italia».
Bruxelles ha anche precisato che, pur avendo compiuto ispezioni nel corso del 2006, «l’inizio di un procedimento non implica che la Commissione abbia prove definitive di un’infrazione, ma che sarà condotta un’inchiesta approfondita con carattere di priorità». Di solito queste inchieste richiedono tempi lunghi e se si concludono con una condanna portano inevitabilmente a contenziosi la cui soluzione difficilmente arriva rapidamente. Tuttavia, ha notato un portavoce Ue, «dal maggio 2004 disponiamo di nuove procedure con cui possiamo imporre anche rimedi strutturali». La decisione di ieri, afferma l’Ue, «non fa parte dell’inchiesta sulla concorrenza nel settore energia» che ha permesso di comprendere meglio gli aspetti del «malfunzionamento» del comparto. L’inchiesta non avrà una scadenza perché «la durata dipende da numerosi fattori, inclusa la complessità di ogni singolo caso». Un portavoce Ue ha anche negato che l’iniziativa sia fatta in vista di una separazione della proprietà della rete di trasporto del gas, ma è certo che l’indagine non potrà non esercitare una pressione sulle due compagnie interessate. Curiosamente al momento nessuna indagine è stata avviata sulla specifica situazione francese, dove Edf e Gdf hanno un controllo assoluto sulle reti.
«Si tratta di fatti relativi ad alcuni anni fa.

Prendiamo atto che la Commissione sta effettuando degli approfondimenti che rappresentano una fase preliminare che, ad oggi, non ha prodotto nessuna specifica contestazione nei nostri confronti», ha commentato nel pomeriggio di ieri l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, sottolineando di aver già comunicato la «disponibilità» del management del gruppo a «collaborare fattivamente con le verifiche in corso».

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