L’appello Anpi? «Squilibrato, non democratico e strumentale»

MilanoSono quattro i punti che hanno convinto il segretario generale della Uil Lombardia, Walter Galbusera, a non sottoscrivere il documento redatto dal Comitato antifascista per la manifestazione del 25 Aprile a Milano e a farne uno proprio. Primo: nel testo presentato dal presidente dell’Anpi, Carlo Smuraglia - si legge nella lettera scritta dal sindacato - ci sono analisi e giudizi non condivisibili sullo stato della democrazia del nostro Paese, non viene sottolineata in termini espliciti ed equilibrati la necessità del rispetto di tutte le istituzioni, ma si fa riferimento soltanto alla magistratura. Secondo: la crisi economica viene presentata come il frutto esclusivo di responsabilità del governo nazionale, senza accennare alla sua natura internazionale. Terzo: il documento rifiuta di richiamare gli ideali democratici della Resistenza sopprimendo l’aggettivo «democratici». Infine, rifiuta di lanciare un appello per la liberazione dei prigionieri politici, limitandosi ad un richiamo al rispetto e alla garanzia dei diritti umani. «Così diventa un documento politico che guarda al presente, non ai valori del passato - spiega Galbusera -. E i rischi di strumentalizzazione sono forti. Questo comitato rappresenta largamente solo una parte della realtà sociale. Ora il punto sta proprio lì: un organismo deve essere rappresentativo della società istituzionale e delle forze politiche. Se non riesce a fare questo, allora non coglie l’esigenza di una memoria condivisa». Proprio come dovrebbe essere la commemorazione del 25 Aprile. Altrimenti l’evento storico perde di valore, si ridimensiona e si riduce ad un appannaggio di interpretazioni. Come l’uso dell’aggettivo «democratico». «Gli ideali della Resistenza erano diversi, c’era chi voleva ripristinare lo stato democratico e chi instaurare una repubblica sovietica. Ma l’uso del termine non è improprio. Negli ideali democratici della Resistenza si ritrova tutto il Paese, nel resto un po’ meno». Lo stesso vale per l’appello ai prigionieri politici che non ha distinguo, per la lettura delle crisi che non può prescindere dal suo carattere internazionale, o per il rispetto delle istituzioni. «Possiamo benissimo dire che la magistratura va rispettata, ma il principio democratico deve valere per tutti».
Da parte sua il presidente regionale dell’Anpi, Antonio Pizzinato, spiega che il documento finale è stato redatto tenendo conto di tutte le osservazioni sollevate dai componenti del Comitato ed esprime concetti generali su prigionieri politici, ideali della Resistenza e rispetto delle istituzioni. «Questa è la formulazione finale, è già nei volantini. E poi l’hanno approvato quasi tutti».

La Cgil e anche la Cisl, che però in un primo momento aveva condiviso i cambiamenti proposti dalla Uil Lombardia. «L’Anpi non li ha accolti - conclude Galbusera - ci ha presentato il nuovo testo che non si poteva più modificare: prendere o lasciare».

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