da Milano
Rischia di non aprire nemmeno a Napoli Arte e omosessualità, la mostra-choc inaugurata a Milano con la scultura di Papa Ratzinger en travesti, ma i cui portoni non si sono mai spalancati. Una provocazione che riesce nell’incredibile impresa di mettere d’accordo un sindaco simbolo del centrodestra come Letizia Moratti, un ministro del centrosinistra come Clemente Mastella, la curia di Napoli e tanti altri. Dopo l’annuncio del polemico trasferimento scagliato come un anatema dall’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi e dal bravo organizzatore Andrea Brunello, già si moltiplicano le proteste che minacciano di far ri-saltare l’evento. «L’idea che non si faccia a Milano e si faccia a Napoli - ha sbottato ieri il Guardasigilli Mastella sotto il Vesuvio - mi pare sconveniente e inaccettabile». Un’analisi che lascia ben poco scampo a quadri, sculture e fotografie in cerca di ospitalità. «Non siamo - s’inalbera - lo scarto di Milano. Un’ipotesi irriguardosa. Se avessero allestito la mostra a Napoli avrei potuto contestarne i contenuti, oggi ne contesto il metodo». Replica Sgarbi, tra il piccato e l’ironico. «“Fratel Clemente” dovrebbe unirsi a “suor Letizia” nel convento delle Carmelitane», l’ultima stilettata dell’assessore-critico-curatore che al sindaco Moratti non perdona l’ultima reprimenda («Milano non merita provocazioni sterili che confondono e contrabbandano per arte quello che arte non è»). «“Fratel Clemente” - dà lezioni di tolleranza Sgarbi - non ha ancora capito che a Napoli, al contrario di Milano, c’è un’autonomia della cultura rispetto alla politica». E ricorda come, a chiedere il trasferimento, sia stato «Nicola Spinosa, sovrintendente del Polo museale di Napoli, una persona intelligentissima che ha chiesto Arte e Omosessualità proprio nello spirito della libertà dell’arte rispetto alla politica». E annuncia la nuova provocazione: a settembre nella mostra dedicata da Milano al grande stilista, «Miti, dei, eroi, secondo Versace», troveranno posto anche «provocazioni in tema omosessuale». Che ne dirà la Moratti? «I cittadini - ha spiegato - non possono essere offesi da opere blasfeme, da immagini religiose o di minori poste in un contesto quasi pornografico. In gioco non c’è solo la libertà di espressione, un bene prezioso da tutelare, ma anche il rispetto per chi vive e crede nei valori della famiglia e della religione». In difesa dei quali si schiera la Curia Arcivescovile di Napoli. «Chi sceglie Napoli nel nome di una maggiore apertura al “nuovo” e a particolari interpretazioni dell’arte, certamente lo fa dimenticando il buon gusto, l’intelligenza e la sensibilità dei napoletani che storicamente hanno saputo esprimere e accogliere opere il cui valore è stato pari al rispetto dei canoni fondamentali dell’arte e della cultura». Quindi «l’auspicio che prevalga il buon senso». Come dire, citando il titolo della mostra fantasma, anche a Napoli vade retro.
Ieri, 15 luglio, festa di san Bonaventura da Bagnoregio. Francescano, amico di san Tommaso d’Aquino e dottore della Chiesa (doctor Seraphicus) per cui nell’arte c’è solo il bello. Anche quando si rappresentano oggetti ripugnanti.
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