Roma

«L’arte per una vita»: foto, dipinti e lettere raccontano Capranica

Sono dieci i suoi dipinti conosciuti fino a oggi

Silvia Castello

Giorgio Capranica del Grillo sarà protagonista dell’esposizione «L’arte per una vita» a cura di Roberta Semeraro, autrice del bel romanzo che dà il titolo alla rassegna allestita al Museo Boncompagni Ludovisi con una imponente scenografia. Sulle pareti affrescate delle sale espositive sono proiettati i video del regista Marco Agostinelli. Immagini digitali, voci narranti e valzer di Strauss scorrono come una quinta teatrale su dipinti, fotografie, oggetti, lettere e documenti d’epoca provenienti dalla collezione privata di Maria Adelaide Capranica del Grillo e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, nucleo che ripercorre lo sviluppo artistico del celebre personaggio dedito al disegno fin da bambino. La trama attinge dalle riprese fatte nell’archivio e nelle residenze di famiglia che interagiscono con il cinema di Luchino Visconti. È l’avvento del Regno d’Italia: ecco il marchese accompagnato dalle figure fondamentali della sua vita, il padre Giuliano cui dedicherà il saggio di studi d’arte, la sorella Bianca e la madre Adelaide Ristori, diplomatica ed étoile della Drammatica Compagnia Italiana, che in tournée gira il mondo in venti mesi: inizia da Rio de Janeiro e arriva in Australia; sarà anche a San Pietroburgo in missione per Cavour. In questa mostra si riafferma nell’eleganza dei suoi costumi di scena provenienti dal Museo civico dell’Attore di Genova e per la prima volta esposti nella capitale. Nel 1874, Capranica del Grillo decide di dimettersi dall’incarico di gentiluomo di corte presso i Savoia e parte per Parigi dove approfondirà le sue conoscenze artistiche. Firma le sue opere Monsieur le Marquis Georges del Grillo: è il periodo verista alla maniera di Antonio Mancini. Insieme all’amico frequenta la Maison Goupil, prima espressione imprenditoriale nell’arte della nuova borghesia, Leon Bonnat e Giovanni Boldini. L'epistolario dell’archivio documenta inoltre che al suo rientro a Roma, avvenuto dieci anni dopo, cominciò un vero e proprio mecenatismo; egli diventerà anche socio azionista nella società Amatori e Cultori di Belle Arti. Fino al 1894, prima di sposarsi e di ritornare così agli incarichi ufficiali, il marchese continuerà a dipingere nel suo atelier di Palazzo Capranica in via Monterone dove visse, probabilmente raffigurato - per la preziosità e la ricercatezza degli arredi - nel quadro Interno con fanciulla.

Dieci sono i suoi dipinti conosciuti fino ad oggi e tutti appartenenti alla fase matura del suo originale stile eclettico, visibili fino al 3 luglio.

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