L’Atalanta leader virtuale più forte dell’handicap

BergamoChi l'avrebbe detto? Nemmeno il più accanito tifoso aveva immaginato di vedere, dopo appena tre partite, la sua squadra del cuore alla pari dell'Inter e con un'avversaria diretta, il Cesena, alle spalle. Invece il miracolo è avvenuto: l'Atalanta è andata vicina al successo a Genova, ha battuto il lanciatissimo Palermo e l'altra sera ha espugnato Lecce. Sette punti, tanti quanti ne hanno conquistati Juventus Udinese e il Genoa che guardano il gruppo dall'alto. Roba da stropicciarsi gli occhi. Ma non a Bergamo dove adesso tutti pensano a domenica, quando sull'orrendo prato del decrepito Comunale arriverà l'altra squadra rivelazione, il Novara che ha trasformato Gasparini in disoccupato. Insomma, la parola d'ordine è: nessuno si monti la testa perché la realtà, cioè la classifica, ricorda impietosamente che i nerazzurri sono penultimi e l'obiettivo resta comunque la salvezza.
Non si può però nascondere lo straordinario avvio di campionato di questo gruppo che ha vissuto l'estate in un incubo, con chiacchiere e ombre gettate addosso, con il giocatore più rappresentativo e carismatico, il capitano Doni, trattato come un bandito, con una penalizzazione pesante per la famigerata «responsabilità oggettiva». Più che giustificata la soddisfazione di Colantuono, rimasto alla guida della squadra perché, assicurano le malelingue, altri tecnici amati dalla piazza (Delneri, Rossi) non avrebbero accettato di affrontare la serie A partendo da -6. «Faccio i complimenti di cuore a tutti i ragazzi - ha detto tonando da Lecce - Essere riusciti a toglierci da sopra la testa quel macigno è un'impresa importante. Guai, però, se pensassimo di avere risolto tutti i problemi. Dobbiamo continuare senza rallentare e con la stessa determinazione».
La determinazione, certo, è un'arma importante, ma non basta. E infatti in queste prime partite l'Atalanta ha mostrato una buona compattezza difensiva, con l'ormai maturato Consigli (il portiere si è infortunato a Lecce, sostituito da Frezzolini, ed è in forse per il prossimo turno), il ritorno di Manfredini ai livelli di due stagioni fa e la regolarità del mastino Capelli e dell'esuberante Peluso. A centrocampo c'erano perplessità per la cessione di Barreto, ma l'arrivo di Cigarini e di Brighi, unito alla conferma di Padoin, una classica mezzala che sa difendere, costruire ed attaccare, ha reso ancora più forte il reparto, arricchito dall'asso di casa, il giovane Bonaventura, che il ct azzurro Prandelli tiene d'occhio per la sua capacità di unire forza fisica, spirito di sacrificio ed estro creativo. A questa ossatura il presidente Percassi ed il manager Marino hanno aggiunto il trio Argentina: Schelotto, 22 anni, naturalizzato italiano (tornato a Bergamo dopo i prestiti di Cesena e Catania), Maxi Moralez, 25 anni, detto “la bottiglietta” per i suoi dribbling secchi e il suo tiro che richiama lo stappo di una bottiglia, acquistato dal Velez Sarsfield, e German Denis, 30 anni, prelevato dall'Udinese, il carro armato che il suo procuratore, l'ex atalantino Leo Rodriguez, ha definito «più bergamasco di un bergamasco».

Oggi Denis, finalmente titolare dopo aver scaldato le panchine di Napoli e di Udine, è in testa, con 3 gol, alla classifica dei marcatori.
E anche questo è un prodigio di una squadra che, data per spacciata prima ancora di partire, ha fatto meglio di tutte le grandi e presunte tali.

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