L’aula è troppo piccola E i parenti dei laureandi restano fuori al freddo

E pensare che per lei fino a ieri l’università Bocconi era un mito. «Invece ho trovato una disorganizzazione totale in un ateneo per di più dove l’organizzazione aziendale è materia di insegnamento». Sabato mattina, ore 8.30. Giannola Nonino, custode dei segreti di una delle grappe più conosciute d’Italia, arriva dal Friuli insieme alle figlie per assistere alla laurea del nipote. Alla Bocconi appunto, in economia aziendale. L’appuntamento è per le 9 e come ogni evento importante che si rispetti, la famiglia friulana arriva in anticipo. «Ci siamo messi in coda e ci hanno detto di aspettare: prima facevano passare genitori e ragazzi e poi avrebbero aperto anche a noi» racconta la figlia Antonella. E invece niente da fare. «Ci hanno lasciato fuori nell’androne al freddo, come dei cani perché non c’erano abbastanza posti». Risultato: centocinquanta persone arrivate da ogni parte d’Italia, dal Sud e dalla Isole costrette a rimanere fuori dall’aula magna dove si discutono le tesi per mancanza di spazio. «È stato incivile. Non c’erano cartelli che indicavano dove andare. Una mancanza grave da parte di un’università privata e anche molto costosa e che per di più si propone di formare un domani i futuri manager».
Se ripensa all’espressione di quella coppia di nonni di Catanzaro che avevano preso l’aereo per la prima volta nella loro vita pur di ascoltare il nipote, Giannola ancora si commuove. «Mi ha pianto il cuore vedere persone normali, semplici che hanno fatto tanti sacrifici, con le lacrime agli occhi perché non sono riuscite a vedere la laurea dei loro cari. È stato imbarazzante e grottesco. Ma perché non hanno scritto che potevano venire solo i genitori e un familiare?». Senza contare che è stato impossibile parlare con un responsabile dell’Ateneo per avere una spiegazione. Cavaliere del lavoro, la signora Nonino ha raccolto le firme dei familiari e nei prossimi giorni ha intenzione di scrivere una lettera alla Bocconi.

«Voglio che sia una critica costruttiva e non distruttiva. A noi personalmente non ha creato grandi problemi, salvo il dispiacere di non poter sentire nostro nipote. Ci auguriamo che in futuro una cosa del genere non accada mai più».

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