L’auto-attentato di Gianfranco: indagano tre Procure

Dopo le rivelazioni di Libero Milano, Bari e Trani vogliono far luce sul presunto progetto per incolpare il Cavaliere. Belpietro ascoltato dal pm Spataro

L’auto-attentato di Gianfranco: indagano tre Procure

La soffiata, la sparata in prima dell’attentato propagandistico a Fini, le inchieste delle Procure di Milano, Bari e Trani. Anche se si rivelerà privo di fondamento, l’editoriale di ieri del direttore di Libero Maurizio Belpietro «Su Gianfranco iniziano a girare strane storie...») che ipotizza un falso agguato nei confronti del leader futurista per affossare politicamente il Cavaliere, avrà avuto il suo perché. L’«ennesimo delirio di Libero» per i finiani è comunque una minaccia da scongiurare per tre procure. Le indagini - fascicoli aperti senza ipotesi di reato - intendono far luce soprattutto su ipotetici agganci con la criminalità organizzata.

Secondo Belpietro - ascoltato dal procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro - il progetto di auto-attentato del presidente della Camera «dovrebbe essere messo in pratica durante una visita istituzionale primaverile ad Andria». Per organizzarlo ci «si sarebbe rivolti a un manovale della criminalità locale, promettendogli 200mila euro per il ferimento lieve di Gianfranco». Il prezzo comprenderebbe anche «l’impegno di attribuire l’organizzazione dell’agguato ad ambienti vicini a Silvio Berlusconi, così da far ricadere la colpa sul presidente del Consiglio».

Un piano ardito al sapor di fantascienza per Nino Lo Presti, segretario amministrativo di Futuro e libertà, che attacca: «Belpietro non deve preoccuparsi, la credibilità di Libero, il quotidiano da lui diretto, è già perduta da tempo, non c’è bisogno di metterla in discussione. Difatti, l’ultimo suo delirio su un possibile attentato a Gianfranco Fini, a scopo propagandistico, la dice lunga sulle condizioni psichiche di questo giornalista che ha fatto dell’ingiuria e della calunnia il leitmotiv della sua carriera». Sempre secondo Lo Presti, «l’instabilità di Belpietro è ormai un dato acquisito, così come è acclarata la sua totale mancanza di coraggio nell’accettare un confronto con il sottoscritto, che ancora attende soddisfazione dopo essere stato definito insieme agli altri colleghi finiani “traditore”. Il vero traditore di quella che dovrebbe essere la regina delle professioni intellettuali è proprio lui - continua il deputato finiano - che ha ridotto il giornalismo a un suk di pettegolezzi e falsità». Aggiunge l’altro deputato futurista Aldo Di Biagio: «L’editoriale di Belpietro è carta straccia, degno della peggior stampa di regime che cerca di plagiare le menti degli italiani». Sorpreso l’editore Vittorio Feltri: «Quello di Belpietro è un articolo equilibrato che racconta con cautela un episodio rilevante. Non capisco la reazione isterica, portata avanti con virulenza e maleducazione da Fli».

Un signore viene dalla Puglia in carne e ossa, senza nessun interesse ad apparire, e racconta delle cose di cui è venuto a conoscenza e per questo non chiede nulla, neanche il prezzo del viaggio - aggiunge Feltri -. Che qualcuno pensi di fare un attentato nei confronti della terza carica dello Stato mi preoccupa e mi sembra giusto denunciarlo».

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