La Casa Bianca va in soccorso del settore auto: sono in arrivo 13,4 miliardi di dollari subito e altri quattro a marzo, per evitare il collasso, che potrebbe spingere leconomia verso una recessione ancora più profonda. Nessuna bancarotta, sia pure «pilotata»: «Non voglio lasciare il mio successore nei guai», aveva detto il presidente Bush, e ha mantenuto limpegno. Ma Obama, pur parlando di «atto necessario», avverte: «La pazienza degli americani» nei confronti di General Motors, Chrysler e Ford «si sta esaurendo».
Dei tre colossi di Detroit, in realtà, il prestito riguarderà solo General Motors e Chrysler, perchè Ford ha dichiarato di non avere bisogno di liquidità a breve termine, rinnovando però la sua richiesta di aiuti finanziari per 9 miliardi di dollari.
In ogni caso, Gm e Chrysler dovranno usare i fondi messi a loro disposizione per divenire finanziariamente sostenibili. Se entro il 31 marzo 2009 le case automobilistiche non riusciranno a dimostrare di essere in grado di proseguire la gestione, dovranno rimborsare il prestito. Cosa che comunque dovranno fare entro il 29 dicembre 2011, pagando un interesse minimo del 5%. Detroit, per ora, ringrazia: «Sono molto fiducioso sul fatto di poter passare questo esame», ha detto il numero uno di Gm, Richard Wagoner. Anche Chrysler «è impegnata a centrare i requisiti fissati dal governo», ha detto il presidente e ad, Robert Nardelli. In cambio del finanziamento le società daranno al governo warrant per azioni senza diritto di voto. I fondi arriveranno dai 700 miliardi di dollari del programma Troubled Asset Relief (Tarp), approvato dal Congresso in ottobre per sostenere il settore bancario. Il ruolo dello «zar dellauto», incaricato di vigilare sul processo di ristrutturazione, viene di fatto assunto dal segretario al Tesoro Henry Paulson, ma il vice capo di gabinetto della Casa Bianca Joel Kaplan ha detto che se il team di Obama vorrà qualcun altro la Casa Bianca è disponibile.
Wall Street ha reagito positivamente allannuncio, ma lentusiasmo iniziale si è raffreddato di lì a poco. «È un salvagente, ma non mette le società completamente al sicuro - dice Erich Merkle, analista di Crowe Horwath -. Le porta avanti fino a marzo. In sostanza sarà la nuova amministrazione a trattare la questione».
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