L’autobiografia della star? Arriva prima dei 20 anni

George Sand aveva 50 anni quando uscì la storia della sua vita; Simone de Beauvoir era già una femminista cinquantunenne quanto pubblicò Memorie di una ragazza perbene. Oggi lo showbiz ha cambiato le regole del gioco, anticipando i tempi del successo e le autobiografie delle celebrità arrivano presto, per riempire il vuoto del «giorno dopo». Così, Rubina Ali, che a nove anni è già una star per aver fatto parte del cast di The Millionaire, film premiato con otto Oscar, non stupisce fino in fondo. Aveva soltanto sette anni più di lei Miley Cyrus quando è uscita la sua autobiografia: Miles to Go. La ragazzina, protagonista della serie tv su Disney Channel Hannah Montana, racconta come una normale adolescente si trovi da un giorno all’altro a essere un’icona pop, sulla lista delle 100 personalità più influenti di Time nel 2008. Lo stesso ha fatto il suo collega britannico Gareth Gates, idolo delle adolescenti inglesi che scrive nelle sue memorie: «Come sapete, ho solo 18 anni, così questa non può essere chiamata propriamente un’autobiografia. È la mia vita, da quando ero un ragazzo del coro, fino ai giorni da pop star in cima alle classifiche». Le memorie diventano anche mezzo per ottenere fama: Bruna Sufistinha, nom de plume di Raquel Pacheo, ex prostituta brasiliana, ha fatto scalpore per aver tenuto a 17 anni un blog autobiografico sulle sue esperienze con i clienti, diventato un libro.
In Italia ha scritto di sé Giovanni Allevi. Il musicista fenomeno, che ad appena quarant’anni ha incantato con il suo pianoforte il pubblico di mezzo mondo, ricorda in un’autobiografia del 2008 i suoi giorni a distribuire volantini per pagarsi gli studi musicali. La più giovane italiana a raccontarsi è stata Federica Pellegrini, nuotatrice, oro olimpico a Pechino, record mondiale nei 200 e 400 stile. In Mamma posso farmi il piercing? la campionessa a soli 19 anni rivela tra l’altro la sua paura di nuotare in mare aperto.

Racconta un altro giovane fenomeno del nuoto, Michael Phelps, nelle sue memorie arrivate a meno di 25 anni, di come ritagliò da un giornale una dichiarazione su di lui dell’atleta australiano Ian Thorpe: «Non riuscirà mai a battere il record di Mark Spitz», sette ori in una sola Olimpiade, nel 1972. Lo rileggeva tutte le mattine, prima di allenarsi. Fino a Pechino 2008, in cui vinse otto ori e battè il record di Spitz.

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