da Roma
Dopo il boom di fine anno, che aveva visto la crescita più forte degli ultimi sette anni, leconomia italiana frena e si colloca in coda alla classifica di Eurolandia.
I dati resi noti ieri dallIstat confermano il rallentamento - ampiamente previsto - soprattutto nel settore industriale (la produzione è scesa dello 0,9% nel trimestre), mentre nei settori dei servizi e dellagricoltura si è rilevato un aumento del valore aggiunto. La crescita del Pil del trimestre gennaio-marzo ha fatto segnare un +0,2% sui tre mesi precedenti, nonostante tre giornate lavorative in più, e un +2,3% rispetto al primo trimestre 2006.
«Nonostante la ripresa in atto, leconomia italiana deve fare ancora molta strada - commenta Tommaso Padoa-Schioppa da Parigi, dove partecipa alla riunione ministeriale dellOcse -; il dato del primo trimestre è coerente con le nostre previsioni di un incremento del 2% a fine anno. Siamo in tabella di marcia - aggiunge il ministro dellEconomia -, ma il fatto è che il 2% è un dato modesto». Nei Paesi Ocse, la tendenza della crescita è al di sopra delle aspettative, conferma il ministro delle Finanze spagnolo Pedro Solbes, che presiede la conferenza. In Europa le cose vanno bene: la Spagna, nel primo trimestre, cresce dell1%; Austria e Portogallo dello 0,8%; il Regno Unito dello 0,7%; Belgio, Olanda e Germania dello 0,6%; la Germania dello 0,5%. Dati che contrastano vistosamente con il modesto 0,2% italiano, inferiore persino allo 0,3% degli Stati Uniti.
Non è da escludere, anzi è molto probabile, che la «stretta» della Finanziaria abbia prodotto effetti perversi sullandamento delleconomia nei primi mesi dellanno. «I dati vanno letti con cautela - commenta la Confcommercio -, ma in ogni caso si conferma che leconomia italiana è ancora in affanno, e che il terziario svolge un ruolo determinante rispetto agli altri comparti». È anche possibile che il rafforzamento della moneta europea abbia frenato le esportazioni verso i Paesi dellarea del dollaro.
Il brutto inizio del 2007 dovrebbe tuttavia migliorare a partire dal secondo trimestre. Gli analisti sono concordi nel prevedere una primavera posiziva sul fronte della crescita economica.
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