da Milano
Difesa a fatica venerdì scorso, allinizio della settimana la barriera di 1,18 dollari è subito caduta. Leuro è stato costretto a indietreggiare fino a 1,1776, minimo da un anno e mezzo, in un movimento a ritroso che continua a essere provocato soprattutto dal differenziale tra i tassi Usa e quelli di Eurolandia, nonché dalla prospettiva di un ulteriore allargamento di questo spread.
Nel report «Financial market trends» diffuso ieri, lOcse parla infatti di «fattori immediati e strutturali» alla base dellindebolimento della moneta unica, tra i quali - appunto - la forbice relativa al costo del denaro e il peggioramento delle previsioni economiche nellarea euro.
Lorganizzazione di Washington segnala inoltre il crescente interesse riscosso dagli asset Usa, soprattutto nellEstremo Oriente. Il Giappone detiene un terzo delle attività denominate in dollari, mentre tra giugno e luglio gli acquisti da parte della Cina hanno superato i 30 miliardi di dollari e il surplus di proventi garantito dallascesa delle quotazioni del petrolio ha consentito ai Paesi Opec di incrementare dai 50 miliardi del settembre 2004 ai 53 del luglio scorso il proprio portafoglio di titoli americani.
Il generalizzato rafforzamento del biglietto verde (lo yen è sceso ieri ai minimi dal 20 agosto 2003, a quota 118,40) viene però spiegato dagli analisti anche con il rimpatrio dei profitti realizzati allestero dalle corporation statunitensi, in modo da sfruttare le agevolazioni fiscali previste dallHomeland investment act (Hia). Proprio questo movimento di rientro dei capitali potrebbe portare leuro a scendere fino a 1,1760. Se questa soglia di resistenza venisse abbattuta, spiegano gli analisti, la moneta unica rischierebbe di riposizionarsi sui livelli del novembre 2003 (1,14-1,15).
Molto dipenderà dallevoluzione della politica monetaria negli Stati Uniti e in Eurolandia.
Anche ieri, a Basilea per la riunione del G-10, il presidente dellistituto di Francoforte, Jean-Claude Trichet, si è solo limitato a ricordare limportanza per le Banche centrali di «tenere stabili i prezzi».
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