Roma - «Le entrate inattese devono essere usate per la riduzione del deficit e del debito pubblico: bisogna perseguire obiettivi più ambiziosi di quelli indicati nei programmi di stabilità». Da Bruxelles, dove presenta la Dichiarazione annuale 2007 sulla zona euro, Joaquin Almunia conferma la posizione poco flessibile della Commissione sui conti pubblici dei Paesi in disavanzo, Italia in prima fila. El tesorito (così l’aveva definito in spagnolo Almunia nel corso dell’assemblea Fmi di aprile) va dunque usato per migliorare i conti pubblici.
Il commissario ricorda l’impegno preso nell’ultima riunione dei ministri finanziari dell’Eurogruppo a Berlino: il pareggio di bilancio va raggiunto entro il 2010, e quindi in molti casi - Italia compresa - prima del previsto. Le condizioni economiche, mai così favorevoli, lo consentono: la ripresa è robusta, spiega il commissario, le prospettive dell’area euro sono le più brillanti degli ultimi anni, l’inflazione è bassa e neppure il super euro sta avendo effetti sensibili sulle esportazioni dell’area euro verso il resto del mondo. Se non si migliorano adesso i conti, allora quando?
«L’accordo raggiunto all’unanimità nell’ultima riunione dell’Eurogruppo - osserva Almunia - è molto chiaro: in tutti i Paesi in deficit, il gettito fiscale in eccesso rispetto a quello previsto è destinato a ridurre disavanzo e debito. Sullo sfondo di questo accordo, valuteremo gli usi alternativi dell’extra-gettito». L’Italia ha migliorato i conti nel 2006, conclude l’eurocommissario, ma deve ancora ridurre la spesa pubblica e attuare la riforma delle pensioni.
Le parole di Almunia provocano un effetto-frigidaire nel dibattito italiano sull’uso del «tesoretto» fiscale. Nell’incontro dei ministri finanziari europei a Berlino, al quale aveva partecipato Tommaso Padoa-Schioppa, era emersa una lieve apertura sull’uso di parte dell’extra-gettito a fini sociali: per quanto riguarda l’Italia, un miglioramento del deficit di mezzo punto di pil - 7,5 miliardi di euro - lasciava spazio a 2,5 miliardi per altri obiettivi. «La nostra linea coincide con quella dell’Eurogruppo», aveva detto il ministro dell’Economia. Tre quarti di «tesoretto» al risanamento, un quarto alle spese sociali. Almunia e Padoa-Schioppa vanno avanti, dunque, di conserva. Ma, nella maggioranza, le aspettative sono di diverso genere: due miliardi e mezzo non bastano a soddisfare un decimo delle richieste che vanno dalle pensioni minime agli ammortizzatori sociali, dal «pacchetto fiscale» sulla casa alle istanze ambientaliste dei Verdi.
Così, non stupiscono le reazioni infastidite, soprattutto nella zona dell’estrema sinistra, all’esternazione di Almunia. Il segretario di Rifondazione comunista Franco Gordano ne fa addirittura una questione di sovranità nazionale, «altrimenti non si comprende qual è la funzione del governo, tanto vale scioglierlo». Giordano pensa che l’impostazione di Padoa-Schioppa debba essere rovesciata, destinando alla redistribuzione sociale - pensioni e retribuzioni basse, progressiva abolizione dell’Ici prima casa, intervento sugli affitti delle famiglie a scarso reddito - la gran parte del tesoretto. Il sottosegretario verde all’Economia Paolo Cento aggiunge all’elenco delle priorità gli interventi sull’ambiente.
«Anche sul tesoretto l’Unione europea prende le distanze da Prodi - commenta Antonio Tajani, capodelegazione degli eurodeputati di Forza Italia -: le entrate inattese dovranno essere usate tutte per ridurre defict e debito. A Bruxelles - aggiunge Tajani - nessuno ha capito qual è la politica economica della sinistra italiana; come in politica estera, le idee sono tante ma confuse». Il segretario repubblicano Francesco Nucara scrive a Padoa-Schioppa per invitarlo a non deviare dalla linea del risanamento.
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