LUnione europea sarà forse «una famiglia», come ricordava ieri il ministro svedese agli Affari europei, Cecilia Malmstroem, ma di sicuro non è un banco del mutuo soccorso. Seduta su una montagna di debito pubblico da 300 miliardi di euro, la Grecia dovrà cavarsela da sola. Non sembra infatti esserci spazio per unazione di sostegno concertata nella parole con cui il premier svedese Fredrik Rienfeldt, presidente di turno della Commissione Ue, ha riassunto la linea di condotta che Bruxelles intende seguire: «La Grecia ha un problema interno che va affrontato con decisioni nazionali».
Dopo i giorni delle tensioni generate dai timori di default, con i mercati in fibrillazione dopo aver faticosamente smaltito il virus Dubai, ieri la parola dordine è stata «rassicurare». Jean-Claude Juncker, presidente dellEurogruppo, è convinto che Atene ce la farà: «Escludo categoricamente una bancarotta», ha detto. Una reazione cè stata, almeno a giudicare dal restringersi dello spread tra i titoli greci e quelli tedeschi e dal recupero delle Borse del Vecchio continente: quella ellenica ha guadagnato il 5%, mentre Milano ha solo parzialmente beneficiato (+0,7%) del recupero dei titoli bancari agevolato dalla notizia secondo cui gli istituti italiani sarebbero esposti marginalmente con la Grecia, per appena 5,3 miliardi di euro (dati della Bri).
Nessuno, comunque, minimizza una situazione definita «gravissima» da Bruxelles. E non potrebbe essere altrimenti, considerati gli altri focolai di crisi aperti. Il premier spagnolo, José Luis Zapatero, è stato costretto a scendere in campo dopo che il deterioramento dei conti pubblici è finito nel mirino degli investitori e sotto la lente di Standard&Poors, che mercoledì ha modificato le prospettive del Paese da «stabili» a «negative»: «Dobbiamo essere chiari: il Tesoro spagnolo procede sui finanziamenti nella normalità». E a proposito della mossa di S&P, il leader iberico ha ricordato come Moodys e Fitch abbiano invece confermato il rating spagnolo.
Essendo la crisi greca largomento del giorno, anche il finanziere George Soros non ha fatto mancare il proprio parere: «Ci sono state pressioni perchè Atene rimettesse in ordine la sua casa, ma non si permetterà che dichiari default. Lo stesso vale anche per la Gran Bretagna». Per la verità, Londra non sembra far parte della lista dei Paesi inguaiati, anche se qualche mese fa si erano sparse voci di un possibile declassamento del debito britannico, con la perdita della tripla A delleccellenza.
Su una cosa Soros ha ovviamente ragione: la Grecia deve sistemare i propri conti, e ne è consapevole. «Siamo pronti a fare sforzi, a fare importanti cambiamenti», ha detto ieri il premier, George Papandreu. Entro linizio di febbraio la Commissione Ue renderà nota la nuova scadenza entro cui Atene dovrà riportare il disavanzo entro i parametri imposti dal Patto di stabilità, mentre la Bce - nel Bollettino di dicembre - ribadisce che il termine per riequilibrare le finanze pubbliche delle nazioni delleuro zona è il 2011. Una missione quasi impossibile per la Grecia, che prevede un deficit al 9,4% lanno prossimo.
Il dossier Grecia sarà in ogni caso sul tavolo del vertice dei capi di Stato e di governo che si è aperto ieri sera. Anche se il Trattato europeo non contempla operazioni di salvataggio (solo lAustria ha sollevato la questione relativa alle munizioni a disposizione per far fronte a crisi di questa natura), «il problema Grecia è un problema di tutti», ha ricordato il cancelliere tedesco, Angela Merkel.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.