L’ex patriarca sale sul tetto per protesta: sono recluso

Spodestato quasi sei anni fa, al culmine di una faida interna alla gerarchia ortodossa, l’ex patriarca greco di Gerusalemme, Ireneo, è tornato a far sentire la sua voce in un modo bizzarro: arringando fedeli e giornalisti con un megafono dal tetto della casa della città vecchia in cui abita da una vita, ma dove - denuncia - è ormai rinchiuso come un prigioniero. La vicenda - finita sulle pagine del «Jerusalem Post» con tanto di foto dell’anziano presule in abito talare nero affacciato a un parapetto - ha fatto riemergere dall’oblio una figura un tempo autorevole fra i leader religiosi che custodiscono (e talora si contendono) i luoghi santi della Gerusalemme cristiana. Figura uscita di scena nel 2005 sull’onda di una delle tante controversie della Chiesa ortodossa e degli scandali che le accompagnano sui presunti casi di vendita a scopo di lucro di terreni ecclesiastici di Gerusalemme o della Cisgiordania a coloni israeliani: un peccato imperdonabile per la residua comunità arabo-cristiana locale.

Dal tetto Ireneo è però tornato a gridare che l’epilogo di allora - riconosciuto dal padri del sinodo greco, ma da loro soltanto - fu truccato e illegittimo, fondato su falsi sospetti. E ad accusare il suo più giovane successore Teofilo III: un usurpatore, secondo lui. «Non c’è nessun altro patriarca, il patriarca sono io», ha tuonato dall’alto della palazzina l’anziano religioso.

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