Il fumus di collusioni con la camorra lo perseguita da anni, come spesso accade a tanti che hanno la sventura di fare politica attiva in terre come la Campania o la Sicilia. Ma attacchi mediatici e giudiziari a parte, a Nicola Cosentino le gatte da pelare non sono mai mancate, anche in quel Pdl campano che guida da tempo: vedi lo scontro, durissimo, con lex ministro Mara Carfagna, poi rientrato ma giunto a un pelo della minaccia di dimissioni della ministra; o gli scontri altrettanto pesanti con i finiani, in prima fila Italo Bocchino, campano come lui. Ma Nick o mericano, così lo chiama la sinistra che gli vuole male, deputato Pdl, coordinatore del partito in Campania ed ex sottosegretario allEconomia del governo Berlusconi (incarico da cui si è dimesso in seguito a unaltra bufera mediatico-giudiziaria, quella legata allindagine sulla presunta P3 e al dossier per screditare il candidato Pdl, poi eletto, alla presidenza della Regione Campania, Stefano Caldoro) non si lascia intimidire dalle bufere. E, anche di fronte a questa nuova richiesta darresto, dichiara, sicuro: «Sono del tutto sereno e consapevole che i fatti contestatimi potranno essere chiariti nel corso di un interrogatorio che chiederò appena sarò in possesso della documentazione processuale».
È un uomo potente, Cosentino, in Campania. Ma lo è perché fa politica praticamente da quando era ragazzino: appena diciannovenne consigliere comunale del Psdi a Casal di Principe, il suo paese, per sua sventura anche regno dei Casalesi; quindi, sin dalla nascita di Forza Italia col Cavaliere, consigliere regionale di Forza Italia supervotato nel 1995. Guarda caso, è proprio lanno dopo, nel 1996, che un camorrista dice di averlo incontrato mentre era latitante. È lincipit, di attacchi mediatici e di inchieste che allepoca non sfociano in accuse ma che pure sono sufficienti a creargli difficoltà. Anche con colleghi di partito e alleati poi diventati avversari. Come Bocchino e i finiani. O come la Carfagna.
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