Gian Battista Bozzo
da Roma
Nel giorno in cui il Fondo monetario internazionale promuove la legge finanziaria, sottolineando limportanza di stretti controlli sullandamento della spesa pubblica, il Tesoro annuncia che il tetto del 2% sulle spese dei ministeri ha funzionato nel 2005 meglio del previsto: tanto da far registrare un miglioramento di oltre un miliardo di euro rispetto alle stime.
Fiducia nella classe politica. Alla vigilia della sua visita a Roma - dove incontrerà il presidente Carlo Azeglio Ciampi, il ministro dellEconomia Giulio Tremonti e il neo-governatore di Bankitalia Mario Draghi - il managing director del Fmi, Rodrigo de Rato, ricorda che per lItalia questo è il momento delle riforme. «Sappiamo che funzionano, come abbiamo visto con quella che riguarda il mercato del lavoro, che ha prodotto cambiamenti molto importanti - afferma de Rato - e ho fiducia nella classe politica italiana. Gli italiani devono tener presente che per recuperare dinamismo economico devono fare le riforme. In Europa cè un clima riformatore - ricorda il direttore generale del Fmi -, e con la prossima agenda politica che farà seguito alle elezioni lItalia, per tenere il passo con lEuropa, deve accelerare».
La ripresa si consolida. Nel giudizio sulla situazione economica italiana, approvato nelle scorse ore a Washington, il Fmi conferma il «consolidamento della ripresa incominciata nella seconda metà del 2005». Per questanno è prevista una crescita dell1,5%, un rapporto defici-pil al 3,9%, un rapporto debito-pil al 108,3% e uninflazione media al 2,3%: un quadro assai migliore di quello del 2005. Il Fondo avverte tuttavia che le tendenze di medio termine restano problematiche a causa della scarsa produttività, di alti costi interni e della costante perdita di competitività e di quote di export. Sui conti pubblici, il Fmi dà il via libera alla finanziaria 2006, che segnala limpegno del governo italiano nel migliorare il bilancio e nel rispettare gli impegni europei. Lelevato debito pubblico, osserva però il documento del Fmi, rappresenta un ostacolo per leconomia, e dunque lItalia «deve portare avanti un significativo aggiustamento di bilancio nel medio termine, per ridurre deficit e debito». Rispettare il 3% non basta, bisogna arrivare al pareggio di bilancio nel 2010: sanità, sussidi e pubblico impiego sono, secondo il Fondo, le aree su cui intervenire, evitando il ricorso a nuove sanatorie ed a misure una tantum.
Spese sotto controllo. Nellimmediato, cioè nelle settimane che precedono le elezioni, la priorità della politica economica è di assicurare la credibilità degli obiettivi di bilancio, anche attraverso uno stretto monitoraggio della spesa. Su questo punto, in particolare, Giulio Tremonti avrà buon gioco con il direttore generale del Fmi: proprio ieri, infatti, la Ragioneria generale ha reso noti i risultati di un monitoraggio sulla spesa dei ministeri, che ha fornito risultati rassicuranti. Lanno passato, le spese assoggettate alla regola del 2% (come limite di crescita rispetto allanno precedente) hanno «pienamente rispettato la limitazione, con un ulteriore miglioramento, per oltre 1 miliardo di euro, rispetto agli obiettivi prefissati», conferma una nota del Tesoro. Un risultato che deriva dagli interventi di legge e amministrativi degli ultimi quattro mesi del 2005.
Ok alla riforma Bankitalia. Per migliorare la competitività dellItalia, il Fmi raccomanda un programma di liberalizzazioni e deregulation. Dopo la riforma del mercato del lavoro (la legge Biagi è sempre stata molto apprezzata dagli economisti di Washington) il prossimo governo dovrà concentrarsi sui mercati dei prodotti e dei servizi, promuovendo maggiore concorrenza e, allo stesso tempo, rafforzando i poteri delle autorità di vigilanza. Il Fondo esprime il proprio sostegno alla legge sul risparmio, che contiene la riforma della governance di Bankitalia e il nuovo equilibrio di competenze fra la banca centrale e lAntitrust. Riforma che tuttavia, ricorda il Fmi, deve salvaguardare gli alti livelli dindipendenza delle due autorità e stabilire una divisione delle responsabilità fra le due istituzioni «con linee chiare e distinte».
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