L’Ibra rinato non si spaventa: «Siamo il Milan»

Sembrava reduce da una corroborante vacanza piuttosto che da due settimane in infermeria scandite dalla voglia matta di recuperare il tempo e il Barcellona perduti per via di una lesione muscolare. «Devo dire grazie alle persone dello staff con cui lavoro e ai miei compagni» il primo riconoscimento di Zlatan Ibrahimovic rimasto fino in fondo alla sua prima di Champions della stagione e non solo perché protagonista decisivo di un gol (su rigore), di un assist delizioso (per Cassano) e di altre magie che hanno esaltato il ritorno a San Siro. Eccolo il nuovo Ibrahimovic in versione codino, raggiante per l’esito della serata di Champions e pronto a regalare alle telecamere di Milan-channel la prima intervista da leader recuperato dei berlusconiani. Ne aveva bisogno come il pane, Allegri. «Potevamo fare gol già nel primo tempo, è stato in gamba il loro portiere, abbiamo continuato a macinare gioco e così sono arrivati il primo e il secondo gol» la sua sintesi della notte col Viktoria che di fatto ha rimesso il Milan in traiettoria con la sua storia europea e posto fine al digiuno durato troppo tempo, addirittura un anno. Ibrahimovic è stato da cima a fondo, per 92 minuti complessivi, il solito Ibrahimovic, talmente solito da dettare la convinzione che non vi fosse nel suo recentissimo passato la sosta ai box per la lesione all’adduttore, o ancora prima l’altro acciacco alla caviglia. «Sto bene, non ho avvertito alcuna conseguenza ma non sono al 100%, questo è sicuro così come è sicuro che lavorando ogni giorno, sono destinato a migliorare», il punto sulla sua salute.
E adesso c’è la Juve (scontato il recupero di Boateng), rispettata nei giudizi e nelle espressioni del volto, con un riconoscimento dedicato all’antico sodale. «È una squadra fortissima, ha cambiato tanto, giocatori e allenatore nuovi. Poi c’è il nostro uomo, Pirlo, che sta andando alla grande, dobbiamo stare molto attenti, fare il nostro gioco ed evitare rischi», la presentazione della sfida di domenica notte ritrova uno dei più attesi protagonisti. Da segnalare il legame con Pirlo, chiamato «nostro», sentito ancora come parte integrante del Milan: da uno algido come Ibra che guarda torvo chiunque lo incroci per strada, non ce lo si aspetta. Ora che è tornato, Ibra è deciso a difendere con le unghie il suo ruolo di dominatore assoluto della scena. «Mi piace tornare indietro per scavare spazi agli altri compagni, mi piace giocare molti palloni. Più palloni gioco io e più divento pericoloso», è la sua convinzione documentata dai fatti, non solo dagli snodi di mercoledì notte durante i quali qualche eccesso Ibra ha tradito. Per esempio nelle proteste con l’arbitro (che gli ha risparmiato un cartellino) e nei duelli rusticani con qualche rivale del Viktoria. Per fortuna di tutti, del Milan e dell’interessato, la sintonia con Cassano è un dato acquisito.

«Antonio ha fatto molto bene, io mi trovo a memoria con lui, lui segna e sa anche fare assist»: la società Ibra+Cassano funziona alla perfezione e promette di trasformarsi in una coppia di fatto per reggere al peso dei pronostici e delle responsabilità, per Ibra sono piume d'oca sulla schiena invece che macigni. «Non siamo favoriti solo in campionato, dobbiamo puntare anche alla Champions», è la sua idea. Non c’è da sbagliare: Ibra è proprio tornato.

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