da Milano
«Col pacchetto sicurezza si era già inciso pesantemente sulla prostituzione da strada. Grazie alle multe da 500 euro questo tipo di attività è praticamente sparita, ormai è ridotta a pochissime unità. Fino a quando non si deciderà di agire sulla prostituzione al chiuso, negli appartamenti, non si otterrà nulla».
Flavio Tosi, sindaco di Verona, allora a suo parere il ddl del ministro Carfagna approvato ieri e che istituisce il reato di prostituzione di strada, serve a poco?
«Ma no, per carità. Certo che serve, ben venga questo provvedimento, che si aggiunge al decreto sicurezza e allinasprimento delle sanzioni che a Verona, posso assicurarlo, ha prodotto ottimi risultati. Il nuovo ddl va nella direzione delle ordinanze che tanti sindaci, me compreso, hanno fatto per contrastare il fenomeno della prostituzione e togliere il degrado dalle strade delle nostre città. Dico solo che è incompleto, che bisogna andare oltre. Se davvero si vuole fare unazione incisiva bisogna trovare il modo di affrontare il nodo della prostituzione al chiuso, meno visibile ma altrettanto pesante, specie per i cittadini che si trovano a vivere in un condominio in cui ci sono lucciole che esercitano».
Ma si potrebbe obiettare che regolamentare la prostituzione al chiuso significherebbe, per certi versi, legalizzarla...
«Chi pensa di cancellare la prostituzione è unanima bella. Bisogna rendersi conto che è un fenomeno che esiste - per schiavitù o per scelta -, che cè praticamente da sempre e che è normale che ci sia. Questo però non significa legalizzare».
E allora cosè?
«Si deve prendere atto che è un mestiere che una donna può decidere di fare, e che va controllato, perché controllandolo, specie dal punto di vista dei profitti, si sottrae al racket, che adesso lo gestisce, perché è illegale. E poi cè un altro aspetto, non secondario, quello dellevasione fiscale. Allo stato attuale è enorme, e non cè verso di frenarla. A Verona eravamo riusciti a sequestrare ben 21 appartamenti, in un complesso immobiliare vicino alla stazione, ma adesso la Cassazione li sta restituendo ai proprietari, per i più svariati motivi. E il degrado resta, i cittadini dicono che sta tornando tutto come prima. Ecco perché dico che bisogna agire sulla prostituzione al chiuso».
Ecco, da sindaco di Verona lei ha annunciato proprio in questi giorni unordinanza che ha come obiettivo la repressione prostituzione al chiuso. A che punto è?
«È pronta, la vareremo tra poco».
Ci può anticipare quali sono le linee guida?
«Beh, dovranno essere i cittadini a segnalare allamministrazione comunale leventuale situazione di degrado legata allesercizio della prostituzione in appartamento negli stabili in cui abitano. Dopo la segnalazione scatterà il controllo della Polizia municipale nei condomini e, nel caso in cui il degrado sia effettivamente accertato, si interverrà di conseguenza».
Lei ha anche ipotizzato la creazione di «immobili autogestiti dalle prostitute». Come?
«Saranno loro a dovere trovare il modo, attraverso cooperative o altre formule. Non può essere certo il pubblico a gestire queste case chiuse. E sicuramente non è possibile che la prostituzione si sposti dalla strada a contesti di civile abitazione. I problemi, dal punto di vista sanitario e di pericoli legati allo sfruttamento del racket, sarebbero enormi».
E allora qual è la sua idea?
«Io credo che si possano trovare delle aree in cui sia possibile concentrare questo tipo di attività senza creare fastidi agli altri cittadini e situazioni di degrado. I Comuni, gli Enti locali possono individuare le zone più opportune».
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