Napoli - A forza di non far niente, l'Inter è riuscita a far segnare una squadra che non si ricordava neppure più come si faceva a tirare in porta. L'ha giustiziata ancora una volta Zalayeta entrato da una manciata di minuti nell'unico tiro in porta in novanta minuti, Julio Cesar si è girato e zac, Milan a meno sette a cinque giornate dalla fine. Non è allarme rosso, ma un po' fa ridere, soprattutto gli altri.
D'altronde l'Inter ha fatto poco, e il Napoli meno ancora. Dentro Vieira, c'è Figo, Zanetti basso, Balotelli e Ibra restano le uniche vere alternative a un gioco stucchevole, dove nessuno tenta mai la giocata spericolata, magari un dribbling, insomma un rischio che consenta di andare in superiorità numerica. Del resto così questa Inter si è costruita la sua fama, difficile che si trasformi alla trentatreesima giornata, cambia qualche nome nella formazione, ma la sostanza è questa, improvvisazione zero, potenza, takle quasi sempre vincenti, avversari che si spengono lentamente davanti al muro difensivo, Cambiasso che prende quelle tre o quattro palle che schizzano fuori dal quotidiano. Ma ieri non è bastato.
Però quando scende nella metà campo avversaria scatena il terrore, e questo agli interisti piace, tiene la palla come se fosse un torello in attesa del varco, del movimento giusto, e ieri sera i napoletani avevano una sola arma a disposizione, sommergere di fischi Ibra e Vieira che palleggiavano irriverenti. I colpi all'inizio sono stati tutti di Balotelli. Montervino lo ha steso secco quasi sulla linea del fallo laterale, lui ha calciato la punizione sulla testa di Samuel, torsione e colpo di testa che solo un ottimo intervento di Navarro ha tolto dalla porta. A metà tempo ha fatto partire un destro talmente improvviso e potente da lasciare il San Paolo in tachicardia e qualche minuto più tardi perfino Ibra ha applaudito un suo sinistro al volo.
L'Inter tutta qui o quasi, il Napoli a tratti mortificante, Lavezzi si è visto un paio di minuti all'inizio, poi è stato risucchiato dall'anonimato, Hamsik dopo aver dato l'idea di spaccare tutto, è riuscito a gettare ogni buona cosa che costruivano i suoi, Denis un uomo in meno. Ma nonostante questa pochezza offensiva del suo avversario, l'Inter non ha mai alzato i ritmi, non è mai uscita dalla sua casa con determinazione, sempre molto coperta.
Una gara che si è trascinata nella noia con Ibra mani sui fianchi che aspettava una palla decente, solo nella metà campo del Napoli, e sempre con due guardie ai lati. Figo e Vieira sono lentamente spariti dal campo, Josè all'inizio del secondo tempo ha messo subito Cruz, Mancini e Santon a fare stretching, poi Burdisso e Materazzi, li voleva tutti caldi, forse aspettava anche lui l'illuminazione dell'Olimpico di Torino, quando con una serie di tocchi di prima intenzione l'Inter ha messo sul prato il suo primato e un gol folgorante per pulizia e precisione.
Dopo circa un'ora di gara anche Donadoni si è accorto di giocare in inferiorità numerica e ha tolto Denis, dentro Zalayeta, il giustiziere della scorsa stagione. Pochi minuti e Lavezzi ha lavorato un pallone, un'accelerata improvvisa che non si aspettava nessuno, centrali saltati come birilli, palla al panterone che scaglia la sua unghiata con Julio Cesar immobile, un tiro un gol, venti minuti al termine, i fischi del San Paolo assordanti, un campionato che se non si riapre almeno ci prova.
Da qualche minuto anche Josè si era accorto di essere in inferiorità
numerica e Mancini aveva rilevato Figo. Ma poi è diventato tutto molto più complicato perché agli azzurri si sono moltiplicate le energie, agli interisti le tossine. E Josè è uscito a testa bassa, sempre primo ma a testa bassa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.