L’INTERVISTA CLAUDIO AMENDOLA

RomaNon s’era mai visto in una fiction italiana. Due poliziotti in divisa che fanno sparire in un bosco il cadavere di un delinquente morto in questura perché credono che un loro collega l’abbia interrogato con troppa energia... E se non fosse che i due sono Claudio Amendola e Antonio Catania e che la serie è pensata per giocare il poliziesco in grottesco, la polizia di Stato avrebbe da ridire. Riderà invece. Come gli spettatori di Canale 5 che questa sera, e per altri cinque venerdì, assisteranno alla comicità straripante di Tutti per Bruno diretto da Stefano Vicario e Francesco Pavolini, di fronte a un terzetto di scombinati poliziotti in servizio a Ostia, alle porte della capitale. Per dire, nella prima puntata l’ispettore Bruno Miranda (Claudio Amendola) insieme ai colleghi Giuliano Scarpa (Antonio Catania) e Luca Corsari (Gabriele Mainetti) entreranno in una banca per prelevare col bancomat e non si accorgeranno che è in corso una rapina. Un disastro. Nel lavoro e pure in famiglia. Con Rosy (Lorenza Indovina), la moglie sicula di Bruno che lavora in una linea erotica perché al marito per punizione hanno dimezzato lo stipendio. Insomma, Tutti per Bruno è una sorta di «Cesaroni in polizia» (ed è l’adattamento della serie Los hombres de Paco, alla nona stagione).
Caro Claudio Amendola, concorda?
«Be’ è lo stesso gruppo, la stessa troupe... In questi giorni ci sono le riprese della quarta serie dei Cesaroni, ma le fiction sono diverse».
E al pubblico che vedendo Bruno Miranda penserà a Giulio Cesaroni che cosa dice?
«Che qui c’ho la barba. Poi sono un po’ più magro, poco in verità perché per me è un ostacolo insormontabile. Ma Bruno è molto diverso da Giulio perché ha l’illusione di essere tutto d’un pezzo, un duro. E c’è una differenza fondamentale ma un po’ imbarazzante...
La dica.
«La colite».
Prego?
«Bruno entrerà in tutti i cessi che gli capiteranno a tiro e questo influirà sulle indagini. Nelle fiction gli attori non vanno mai al bagno, sarà la stitichezza. Qui io ci vado molto spesso».
Nelle altre serie non si vedono poliziotti saltellare su un cadavere...
«Ci siamo presi delle libertà e non abbiamo chiesto la collaborazione alla polizia, probabilmente ci avrebbero bloccati su alcune cose. Ma è una fiction moderna, un po’ inusuale. E soprattutto comica. Ci siamo calati nel ruolo dei deficienti perché forse abbiamo doti naturali... ».
La serie spagnola è stata edulcorata?
«Da loro ci sono battute sgradevoli sul Papa e sulla Chiesa, noi non le facciamo. Credo sia giusto così».
Ciclicamente arriva la notizia delle sue prossime nozze con Francesca Neri.
«Se fanno i Pacs non mi sposo. Ma in Italia non succederà neanche se al governo salisse Pol Pot. Quindi forse è l’anno buono per il matrimonio. Perché se domattina muoio, andrebbe tutto andrebbe ai miei figli e alle ex mogli. A Francesca nulla. Le sembra giusto?».
Quando non lavora che fa?
«Guardo la tv. Tutta, dagli approfondimenti ai programmi americani sui megatraslochi di case. Come un deficiente. Al cinema sono 20 anni che non vado, m’annoio.

Vedo solo i cartoni con mio figlio Rocco».
Un programma tv che condurrebbe?
«Il Grande Fratello, se non ci fosse già la bravissima Marcuzzi... ».
E Scherzi a parte lo rifarebbe?
«Subito. Spero proprio che mi richiamino».

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