Soprattutto cautela: la smania di partecipare alla ripresa delle Borse non deve far dimenticare i rischi che continueranno a incombere sui mercati. La liquidità (15%) e i titoli di Stato (60%) devono quindi continuare a giocare un ruolo preponderante nei portafogli. È questa la ricetta proposta da Gabriele Corte, responsabile Europa di Lombard Odier asset management.
«Si può iniziare a entrare nel mondo azionario ma con cautela, mentre affidare il 10% del proprio portafoglio al comparto delle obbligazioni societarie investment grade (quelle con il rating superiore a BBB-) è il primo passo logico», premette Corte aggiungendo come «gli extra rendimenti di questi bond rispetto ai titoli di Stato sono a livelli storicamente molto elevati e offrono un buon margine di garanzia in caso di improvvisi rialzi dei tassi dinteresse».
Un ulteriore passo può venire intrapreso puntando sulle obbligazioni convertibili (a cui dedicare un 5% del portafoglio). Data la situazione di mercato, attualmente è la loro componente obbligazionaria a fare la parte del leone, mentre, nel caso di unimprovvisa ripresa delle Borse, offrirebbero la possibilità di parteciparvi, anche se in via indiretta. La componente azionaria (pari al 10%, di cui il 7% di azionario globale) è da costruire tramite gli Etf. Occorre, poi, diversificare sui settori più difensivi come la farmaceutica (1%) e i beni di prima necessità (1%), aggiungendo una limitata esposizione sui Paesi emergenti (1%).
Ipotizzando uno scenario che dovrebbe tendere a un leggero miglioramento nella seconda parte dellanno, tra 6 mesi, si potrebbe poi procedere verso un incremento degli investimenti più esposti al rischio riducendo il peso dei titoli di Stato (che dovrebbero valere non più del 40%) e della liquidità (10%). «Ciò potrà avvenire - spiega lesperto di Lombard Odier - aumentando i corporate bond (15%), le convertibili (10%) e i titoli legati allinflazione (5%). Ed, eventualmente, raddoppiando al 20% la quota in azioni, accentuando lesposizione negli Usa (25) e nei Paesi emergenti (2%), nonché sui settori più ciclici (2%), sul farmaceutico (2%) e sui beni di prima necessità (2%)».
Va, infine, ricordato che i mercati solitamente anticipano i cicli economici e non sono spettatori passivi.
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