L’INTERVISTA GIAN VINCENZO ZUCCOTTI

Professor Gian Vincenzo Zuccotti, lei è direttore della Clinica pediatrica dell'università al Sacco e ha partecipato al tavolo di lavoro aperto con la Regione. Come pediatri ospedalieri qual è la vostra proposta?
«I casi sono due: o si toglie il numero chiuso per gli iscritti a medicina e si aumentano le borse di studio per le specialità oppure si devono ridistribuire le risorse»
Ridistribuire significa tagliare i pediatri?
«No, significa istituire ambulatori dove lavorano un gruppo di pediatri, magari quattro o cinque, aperto su 12 o 16 ore giornaliere. Così non ci sarebbe bisogno di aumentare il numero dei medici, ma solo di strutturarli diversamente. È una proposta su cui stiamo lavorando»
Vuol dire che le famiglie non avranno più il pediatra sotto casa?
«Da una parte vuol dire questo, dall’altra significa avere meno strutture ma migliori qualitativamente. È impensabile andare avanti con questo sistema»
Alle mamme non dispiace.
«Vi do dei dati su cui riflettere: l’Italia è l’unico paese d’Europa ad avere il servizio pediatrico di base, eppure ogni anno solo in Lombardia ci sono 460mila accessi al pronto soccorso pediatrico. Significa che il 40% dei bimbi lombardi passa dall’ospedale almeno una volta l’anno. E il dato su cui riflettere di più è che questo numero è lo stesso di altri paesi dove non esiste il pediatra di base»
I nostri bambini si ammalano di più?
«No, significa solo che spesso si utilizzano le strutture in modo sbagliato. Il 90%, ma potrei dire anche il 95% dei casi che arrivano in pronto soccorso sono da codice bianco, cioè non urgenti.

E spesso per una febbre influenzale si va prima dal pediatra e il giorno dopo magari anche al pronto soccorso»
Gli ambulatori risolverebbero il problema?
«Avrebbero la possibilità per esempio di essere più attrezzati e di restare aperti per più ore al giorno».

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