(...) al mondo. Essa darebbe ai musulmani un luogo di riunione separato dal corpo storico e sociale della città. Avrebbe un vantaggio, perché una moschea rappresenta un atto fondamentale della religione islamica, cioè la presa di possesso della terra.
Il mondo musulmano ha un forte senso della terra: distingue le terre dell'Islam, da quelle della guerra, da quelle del commercio. Il rapporto con la terra è quindi considerato come fondamentale, ma il titolare della moschea non è la concreta comunità musulmana che ne acquisisce l'uso. L'uso della terra appartiene alla comunità islamica, alla Humma ed ha un valore di tempo perenne. Segna una presenza irrevocabile. È come la presa di possesso che la comunità islamica fa della terra come di una proprietà che le è propria, è un frammento di spazio che entra in una infinità di tempo. Quello che gli occidentali non intendono del mondo musulmano è che esso sia tanto interamente diverso quanto interamente simile. Il Corano suppone il Vangelo, non a caso nel Medioevo veniva considerato più uno scisma che una eresia. In tal modo Maometto entra nell'Inferno di Dante insieme all'iman degli sciiti, Ali.
Ad ogni somiglianza corrisponde una eguale dissomiglianza e ciò che è simile tra le due culture è al tempo stesso incomparabile. Il nostro paese tende a concepire le moschee come le chiese e quindi come atti di una religione che vive nello Stato. Ma la moschea vive nello spaziotempo universale infinito dell'Humma e fonda il diritto dell'Islam ad affermarsi nel paese della moschea come comunità islamica. La moschea è un luogo di una politica mondiale, di una universalità metastatuale. Per questo fare moschee e avere la terra è così importante per i musulmani italiani, in quanto musulmani.
Pensare, come fa Amato, ad un Islam italiano è la negazione di quello che è la comunità islamica mondiale per un musulmano, una comunità non escatologica né storica perché ambedue le cose al tempo stesso: una universalità di spazio indefinito e di tempo infinito.
Introdurre una moschea in una città vuol dire fare un gesto assai diverso da quello che pensiamo quando inseriamo nello schema dello Stato le religioni che hanno vissuto in Occidente come lo stesso ebraismo. Il prossimo Consiglio comunale si troverà di fatto a dover risolvere questo problema. Ma cosa può desiderare un laico dall'islamico che si trova in Italia? Un laico potrebbe desiderare quello che egli ha fatto con successo con il Cristianesimo, cioè alla sua relativa secolarizzazione. Coloro che giungono in Italia dal mondo musulmano non vi giungono in quanto musulmani ma in quanto uomini. Un laico può desiderare la loro secolarizzazione ma una moschea è il rafforzamento del costume islamico dell'immigrato. Significa fare dell'identità islamica, specie quel che riguarda il rapporto uomo donna la regola di vita. Il cardinale Bertone chiese, ai tempi della moschea, che essa avvenisse in cambio della concessione di una Chiesa cristiana in Marocco: è un'idea impensabile che il mondo islamico possa mai accettare il rapporto di reciprocità invocato dall'arcivescovo.
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