Con la liberazione di Cesare Battisti il Brasile ha senza dubbio offeso l’Italia e, peggio ancora, ha offeso le vittime del terrorismo. Giustificate le proteste, sacrosanto il proposito di non lasciare nulla di intentato perché una decisione oltraggiosa sia revocata (ho scarsissima fiducia tuttavia che questo accada). Il gesto venuto da lontano appartiene a una malsana concezione secondo cui anche l’assassinio più abbietto merita particolare indulgenza se viene rivestito di motivazioni ideali, sociali, rivoluzionarie. Prima della condiscendenza brasiliana c’era stata quella francese, s’era preteso che quello di Battisti fosse un caso politico e magari letterario prima che un caso criminale.
Siamo indignati, per mille e una ragione, e forse ciò che sto per scrivere sembrerà a molti inopportuno e importuno. La mia domanda è molto semplice. Siamo proprio sicuri di poter buttare la croce addosso al Brasile senza riconoscere, con un serio esame di coscienza, che alla commedia ipocrita dei benintenzionati cultori della P38, dei compagni che sbagliano, anche noi italiani abbiamo partecipato con slancio?
A ricordarcelo ha provveduto ieri Sergio Segio, condannato all’ergastolo per l’uccisione di due magistrati e di un agente di custodia. Naturalmente è libero, e ha trovato occupazione nella Cgil, dietro una scrivania (mai che questi apostoli del proletariato scelgano un lavoro manuale). Segio ha presentato alla stampa il rapporto Cgil sui Diritti globali 2011. E commentando, con l’aria di uno che di diritti se ne intende, il contenuto del documento, ha sentenziato che il governo italiano sta facendo «macelleria sociale». Si è arrabbiato, per questo marchio sprezzante, il sottosegretario Carlo Giovanardi, la cui irruenza emiliana non mi trova sempre d’accordo. Ma stavolta sono con lui. Soprattutto dopo che il Segio ha ribadito la sua affermazione, aggiungendo che «il pudore è un sentimento nobile e necessario che penso mi appartenga». Non gli appartiene proprio. Se ne avesse anche un briciolo cercherebbe di farsi dimenticare - lui e con lui il sangue versato - e non si riaffaccerebbe arrogante sulla scena pubblica.
Può dare lezioni al Brasile, in tema di terrorismo e di valutazione del terrorismo, l’Italia dove circolano tranquillamente, avendo scontato una pena a volte vergognosamente inadeguata, gli specialisti d’una macelleria non sociale ma reale, nel significato più letterale e brutale del termine. Passeggiano non solo indisturbati ma spocchiosi i boia che hanno messo a morte degli innocenti per affermare le loro stralunate e agghiaccianti utopie. E vogliono farci la lezione? Si atteggiano a Maestri e anche la Cgil, a giudicare da questi fatti, li ritiene tali. La signora Camusso mi sembra una persona per bene, forse si è distratta. Non vorrei creare equivoci. Sono del parere che la pena possa essere, come si dice in gergo giuridico, rieducativa e non afflittiva, ma il criterio vale a patto che tra la pena scontata e il reato commesso vi sia una qualche proporzione.
Sì, non possiamo prendercela più che tanto con il Brasile noi che spasimammo per sottrarre Petra Krause, di cui si diceva che fosse gravissimamente malata, alle terribili galere svizzere. Siamo riusciti a portarcela in casa, poi se ben ricordo le sue condizioni di salute sono molto migliorate. Con non minore zelo abbiamo chiesto che venisse in Italia dagli Stati Uniti Silvia Baraldini, anche lei stremata per le sofferenze in quelle carceri. Ci era stato chiesto l’impegno a farle scontare la condanna in Italia, ma mi sembra che la finzione sia durata poco. Pur di strappare quelle signore non ai lager hitleriani o al gulag sovietico ma alla giustizia di grandi nazione democratiche ce l’abbiamo messa tutta. L’abbiamo fatto per spirito umanitario, ma non senza ammiccamenti alla durezza reazionaria di certe condanne. Governi e autorità stranieri si sono impermaliti per l’insistenza con cui peroravamo quelle cause, sottintendendo eccessi altrui nel giudicare e nel punire.
Adesso tocca a noi: e legittimamente addebitiamo al Brasile mancanza di rispetto verso la nostra libera magistratura. Vedremo come finirà.
Voglio solo rilevare la ridicolaggine della tesi sostenuta da alcuni dell’opposizione secondo cui alla liberazione di Battisti si è arrivati per la scarsa credibilità del governo italiano. L’attuale o quelli che si battevano per Petra Krause e per Silvia Baraldini, quest’ultima accolta all’aeroporto, quando atterrò a Roma, dal ministro della Giustizia Diliberto?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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