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L’odissea dello Shuttle, i guai non finiscono mai

Andrea Nativi

Dopo tanta attesa, preoccupazioni e nuove polemiche sulla sua sicurezza, lo space shuttle è rimasto a terra, a causa delle condizioni meteo sfavorevoli e dal guasto di un radiatore collegato a un propulsore che entra in funzione quando la navetta è in orbita. La navetta spaziale Discovery era pronta al complesso di lancio 39B del centro spaziale Kennedy per iniziare la missione STS-121, che doveva portare il veicolo spaziale, i suoi sette astronauti e diversi equipaggiamenti e materiali, in parte realizzati in Italia, all’appuntamento con la Iss, la stazione spaziale internazionale in orbita intorno alla terra. La durata della missione dovrebbe sfiorare le due settimane.
La Nasa comunque aveva previsto questa eventualità, la finestra di lancio si estende fino al 19 di luglio e pertanto un rinvio era in preventivo. Se il tempo migliora, si proverà di nuovo oggi, altrimenti la partenza potrebbe slittare ancora, forse fino a martedì consentendo anche un intervento di manutenzione sulla navetta.
Nessuno del resto vuole correre troppi rischi, in aggiunta a quelli esistenti, lanciando con il maltempo. Già perché questa missione, così come la STS-114 dello scorso luglio, è innanzitutto volta a convalidare le estese e costose modifiche che l’ente spaziale statunitense ha introdotto sugli shuttle a seguito il tragico incidente che il primo febbraio del 2003 costò la vita a sette astronauti e la distruzione del Columbia.
In quasi due anni e mezzo di studi e interventi la Nasa spera di aver ridotto in misura accettabile i fattori di rischio. Ma il primo «pacchetto», provato lo scorso anno, non si è rivelato sufficiente e ulteriori modifiche sono state così provate ed applicate. In particolare rispetto alla configurazione del 2003 la struttura della navetta è stata irrobustita con finestrini più spessi, nuovi materiali per parte dello scudo termico che protegge le aree critiche del muso e del bordo d’attacco delle ali, migliori sigillanti per le piastrelle che rivestono il ventre della navetta, ulteriori sensori per controllare lo stato di salute del veicolo. Ed altri miglioramenti sono stati applicati al rivestimento che copre il colossale serbatoio principale di combustibile e le connessioni tra questo e la rampa di lancio. È stato proprio un pezzo di schiuma di questo rivestimento, pesante oltre 700 grammi, che impattò nel 2003 sull’ala del Columbia, danneggiandola e provocandone poi la distruzione in fase di rientro nell’atmosfera.
Pezzi di schiuma si staccano dal serbatoio ad ogni lancio, ma si spera che oggi siano in numero e dimensione inferiore, che non colpiscano la navetta e che se questo accadesse non infliggano danni strutturali letali.
Prima di sapere se la cura ai malanni dello shuttle è riuscita (posto che comunque una qualche avaria nel corso delle missioni è fisiologica) bisognerà attendere il completamento delle analisi post lancio che la Nasa effettuerà sulla base delle riprese dei sensori di terra, combinata con i rilievi effettuati direttamente dall’equipaggio del Discovery.
Se il responso sarà positivo, la navetta potrà condurre la sua missione, altrimenti l’equipaggio si rifugerà a bordo della stazione spaziale in attesa di una missione di soccorso, mentre lo shuttle andrà malinconicamente in pensione.
La Nasa però è confidente di poter effettuare 16 voli prima di ritirare dal servizio le navette, alla fine del 2010. Queste missioni sono indispensabili per poter completare l’assemblaggio della stazione spaziale e, magari, per estendere la vita del telescopio spaziale Hubble.
Ma la stazione spaziale è la prima priorità. Intanto il Discovery porterà sulla Iss un terzo membro permanente dell’equipaggio, l’astronauta dell’agenzia spaziale europea Esa Thomas Reiter. Poi provvederà ad innalzare l’orbita della Iss, vi trasferirà rifornimenti, acqua, materiali, apparati (come il prezioso sistema di generazione dell'ossigeno). Gli astronauti del Discovery effettueranno anche operazioni di manutenzione nel corso di due passeggiate spaziali.
Sulla Iss sarà anche trasferito lo strumento Altea, per monitorare gli effetti sull’uomo della permanenza prolungata nello spazio. Lo strumento è stato realizzato dalla Laben per conto dell’Asi.
Del resto l’industria e la comunità scientifica nazionali sono massicciamente impegnate nella realizzazione e supporto della Iss e l’Italia quindi ha un grande interesse a vedere finalmente completata e pienamente operativa la stazione spaziale.

Un motivo in più per sperare che tutto vada bene in questo nuovo volo dello shuttle, il 115esimo dall’inizio del programma.

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