L’onorevole medico fa un buco nell’etere

L’onorevole medico fa un buco nell’etere

Stefano Lorenzetto CLAIRE FALCONI. Fa lo spiritoso, il dottor Mario Falconi, il segretario generale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) che ha annunciato l’intenzione di fondare il Partito della salute. Dopo il trattamento antiforfora che gli ho riservato in questa rubrica, mi ha inviato una lettera – molto garbata nei toni, direi quasi affettuosa – nella quale mi fa presente, pur con qualche sprezzo della sintassi: 1) che ha passato una mattinata in studio «a visitare e vaccinare per prevenire l’influenza agli anziani e ai pazienti a rischio»; 2) che non ha «mai replicato in situazioni analoghe, ma la sua (cioè mia, ndr) arguzia, unita a una giusta dose di umorismo che non guasta mai, e la mattinata trascorsa a disposizione dei miei affezionatissimi pazienti mi hanno spinto a farlo»; 3) che gode di ottima salute e nutre «una certa speranza di conservarla a lungo anche in considerazione del fatto che mio padre e mia madre, sono entrambi morti nel 2002, rispettivamente alla veneranda età di 96 e 88 anni»; 4) che «annunciare la possibile nascita di un partito per la salute non è da considerarsi una vittoria, ma la drammatica e amara conseguenza del fallimento “della politica”»; 5) che gli è «stata offerta la possibilità di “sedere” in Parlamento» ma ha sempre rifiutato giacché «l’obiettivo perseguito non può ridursi alla banale “conquista” di un seggio che non servirebbe a nessuno, né ai cittadini né ai medici né tanto meno a me stesso»; 6) che «tutti gli addetti ai lavori sanno» di quanto lui si sia battuto per «salvaguardare, anzi rilanciare, quello strumento prezioso che è il Servizio sanitario nazionale pubblico e solidale».
«Spero di averle fornito qualche ulteriore spunto di riflessione utile per il Paese», ha concluso il segretario dei medici di famiglia. Ma certo. Ecco, per esempio, che mi dice il dottor Falconi del totem? Non quello degli Apache, bensì l’apparecchio multimediatico, con tanto di antenna parabolica e tastiera interattiva, che avrebbe dovuto trasmettere in chiaro il canale satellitare Qchannel e che fu installato in comodato d’uso gratuito negli ambulatori di 7.500 medici generici?
La società Qchannel non era forse partecipata dalla Fimmg attraverso la Metis Srl? L’iniziativa non è naufragata con lettere di licenziamento ai dipendenti? La Fimmg non fu censurata da una trentina di Ordini dei medici, primo fra tutti quello di Milano, per violazione del codice deontologico della categoria, visto che Qchannel trasmetteva pubblicità sanitaria (vietata) nelle sale d’attesa? Che fine hanno fatto i totem, rimasti in larga parte inutilizzati? È vero che ogni apparecchio costava 5 milioni di lire (9, con l’installazione, secondo talune fonti)? Se così fosse, ci troveremmo in presenza d’un buco intorno ai 20 milioni di euro. Senza contare il personale rimasto sul lastrico. Non male, come esordio, per chi si candida a governare l’Italia.
Il segretario dei medici di famiglia s’è premurato d’inviare a Doctor News, quotidiano Web, copia della lettera destinata a me: è diventata la prima notizia in sommario. È stato addirittura lanciato un sondaggio telematico sul tema «Cosa pensa del partito dei medici?». Un vero peccato non poter più disporre della rete totemica per le risposte.
Siccome fino a oggi il dottor Falconi è sopravvissuto a ben sette ministri della Salute, nel mio articolo ipotizzavo che egli fosse alla guida della Fimmg già prima del governo Berlusconi I. La sua replica è stata: «Sono abituato a considerare il tempo partendo dalla nascita di Gesù Cristo e non dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’On.le Silvio Berlusconi (1994), prima della quale, secondo lei, io “già governavo la categoria”. Per amore della verità devo dirle, pertanto, che sono Segretario Generale Nazionale della Fimmg da giugno 1996». Come disse Pio XII all’ambasciatrice americana Claire Booth Luce, che si ostinava a volergli dare buoni consigli: sono cattolico anch’io. Ma che c’entra? Comunque nella lettera apparsa su Doctor News non v’è traccia della frase su Berlusconi. Molti medici simpatizzano per la Casa delle libertà, si sa. Quindi, nella speranza che in futuro votino per il Partito della salute, meglio pararsi l’organo affidato alle cure dei proctologi.
Da oggi converrà introdurre una nuova datazione: 5 novembre 2005, Anno IX EF. Era Falconi, si capisce.
RINCARARE LA DOSE. Titolo sul Messaggero a proposito dell’influenza aviaria: «Per il contagio umano servono altissime dosi di virus». Conclusione del servizio: «Il rischio di contagio è basso, ma un pò d’igiene non fa mai male». Non avete anche voi nostalgia dei bei tempi in cui a dosi si prendevano solo i farmaci e come segno di troncamento si usava ancora l’apostrofo?
FORME BENIGNE. Interpellato da Panorama sul nuovo film di Roberto Benigni, La tigre e la neve, ambientato in una Bagdad di cartone, Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, commenta: «Non lo vedrò e non ho nessuna voglia di vederlo perché la sola associazione del suo nome alla guerra in Iraq agisce su di me come un revulsivo. E pensare che Benigni avrà modo “poeticamente” di intervenire su uno dei più grandi drammi della nostra epoca già fa fare al revulsivo il suo effetto. Insomma mi fa vomitare». Concordo.

Ma non sono gli emetici a indurre il vomito? I revulsivi, per esempio il cerotto Bertelli, provocano dilatazione vascolare e si usano contro torcicollo, lombaggini, dolori muscolari. Al massimo Benigni ti fa salire il sangue alla testa.
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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