Gian Micalessin
Addestrarli, organizzarli, seguirli nella gestione finanziaria per tre anni. Sono questi i principali compiti del corpo di spedizione europeo che dal 1° gennaio assisterà lAutorità palestinese nella creazione di una forza di polizia. Non sarà un corpo imponente: in tutto cinquanta esperti delle forze di polizia europee che dovranno dar vita a una forza di sicurezza palestinese credibile ed efficiente. Il via libera alla prima missione Ue riguardante la sicurezza sullo scenario israelo-palestinese è stato deciso ieri a Bruxelles durante la riunione dei ministri degli Esteri dellUnione.
I poliziotti europei non parteciperanno a operazioni sul territorio, ma aiuteranno la polizia civile palestinese a riportare lordine a Gaza City e Ramallah, capitali dei territori della Striscia e della Cisgiordania. Da lì estenderanno la loro competenza anche a Nablus e alle altre città palestinesi. Nella stessa riunione dei ministri degli Esteri lUe si è anche assunta la responsabilità del controllo del valico di Rafah, al confine tra Egitto e il sud della Striscia di Gaza. Il valico è chiuso sin dal ritiro dellesercito israeliano dalla Striscia. Da allora non si è trovato un accordo per sbloccare il passaggio di persone e merci evitando così ai palestinesi di Gaza il transito in territorio israeliano.
Se, come spera il Commissario europeo per le relazioni esterne, laustriaca Benita Ferrero-Waldner, lUnione riuscirà a mediare tra le richieste palestinesi e quelle israeliane i doganieri europei saranno la prima forza internazionale a garantire un ruolo di interposizione tra le due parti. «Sarà una missione cruciale per ricostruire un rapporto di fiducia e gli sviluppi della situazione a Gaza», ha detto la signora Ferrero-Waldner. Il governo israeliano ha già detto sì alla missione, ma restano ancora da chiarire i ruoli pratici dei doganieri europei. Israele li vuole schierati sulla linea di transito per impedire il passaggio di terroristi, armi e munizioni. I palestinesi vogliono invece gestire direttamente il valico dintesa con gli egiziani lasciando agli europei il ruolo di semplici consiglieri.
LAnp rifiuta inoltre la pretesa israeliana di supervisionare il transito attraverso un impianto di telecamere. I timori israeliani riguardano il contrabbando di armi e munizioni e il passaggio di esperti in grado di riarmare fazioni fondamentaliste in Cisgiordania. Proprio ieri il generale Yossi Kuperwasser, responsabile dellintelligence dellesercito, ha reso noto larresto di tre tecnici specializzati nello sviluppo e nella progettazioni dei missili Qassam. Il terzetto arrivato nella striscia di Gaza dallEgitto tentava dinfiltrarsi in Cisgiordania, raggiungere Jenin e aprirvi per conto di Hamas un laboratorio per la produzione dei missili.
Nellambito delloffensiva anti-Hamas in Cisgiordania, il primo ministro Ariel Sharon ha rilanciato la minaccia di interrompere i negoziati e non collaborare allo svolgimento delle elezioni parlamentari palestinesi del 25 gennaio se lAnp non bloccherà la partecipazione dei candidati fondamentalisti. Mantenendo in vigore i posti di blocco in Cisgiordania e arrestando gli esponenti di Hamas, Israele renderebbe quasi impossibile la campagna elettorale e il voto.
Il primo ministro israeliano ha anche escluso qualsiasi trattativa con la Siria sulle alture del Golan. Sharon sostiene di non voler aprire alcun negoziato con un regime sotto accusa per lomicidio Hariri e di non aver per ora alcun interesse a restituire i territori del Golan considerati strategici per la difesa dIsraele.
Sul piano politico il premier Sharon continua a fronteggiare i ribelli del Likud guidati da Benjamin Netanyahu e Uzi Landau contrari alla nomina di tre ministri in sostituzione di quelli dimessisi per protesta contro il ritiro da Gaza.
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