L’Ue incita l’Italia: «Subito nuove misure per la crescita»

L’Ue incita l’Italia: «Subito nuove misure per la crescita»

RomaL’Unione europea sollecita l’Italia a fare presto sulle riforme strutturali e sul piano di crescita. Ma pronuncia anche una dura autocritica sulla risposta alla crisi messa in campo dall’Europa.
La sollecitazione, anzi il «forte incoraggiamento» per dirla con le parole usate dal portavoce del commissario agli Affari economici Olli Rehn, rivolto al nostro Paese riguarda la necessità di «ulteriori riforme strutturali per liberare il potenziale di crescita del Paese». Crescita che è «il vero tallone di Achille degli ultimi anni». Bruxelles sottolinea l’importanza di una «tempistica concreta» e la necessità che l’Italia «migliori la qualità della sua spesa pubblica e usi in modo più efficace i Fondi strutturali dell’Ue». Durante l’estate l’Italia ha approvato un pacchetto che va nella giusta direzione, in quanto «permette di conseguire il pareggio di bilancio nel 2013». Ma deve essere seguito «con urgenza» da «un pacchetto di misure per rafforzare le debolezze strutturali dell’economia italiana che hanno radici profonde». L’autocritica è, invece, firmata dal presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Junker: «L’Ue sta dando un’immagine disastrosa, non un esempio di leadership».
Nel giorno delle sollecitazioni Ue sul decreto sviluppo - e anche di Emma Marcegaglia che torna a invitare «il governo a fare in fretta» - un suggerimento concreto arriva dal presidente della Coldiretti, Sergio Marini. «Lo Stato è proprietario di 338mila ettari di terreni agricoli per un valore di oltre 6 miliardi. Potrebbero essere venduti agli agricoltori per sostenere il decreto sviluppo». Un’idea che viene accolta con grande interesse dal ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano: «La porterò subito all’attenzione di Berlusconi». E che suscita l’attenzione del ministro del Welfare. Maurizio Sacconi. «La proposta è molto interessante ed è doveroso aprire un tavolo di verifica dei modi con cui questo patrimonio può essere messo a reddito in modo più produttivo». Per Sacconi, «lo sviluppo non si fa per decreto», l’obiettivo può essere raggiunto anche attraverso la «deregolamentazione e la liberazione della società dai tanti vincoli accumulati». Una linea sposata anche da Angelino Alfano per il quale «non ci sarà un solo provvedimento ma più provvedimenti» che punteranno alla «sburocratizzazione per permettere agli imprenditori di investire più facilmente», e dall’altra daranno impulso alle infrastrutture. Il pressing sui ministri titolari della spesa continua anche dentro la maggioranza. Franco Frattini, per esempio, chiede «maggiore fantasia per trovare risorse perché le semplificazioni da sole non bastano». E Andrea Ronchi, insieme ad Adolfo Urso, avverte il governo che «un decreto a costo zero non è votabile».

La chiosa finale è firmata Roberto Maroni. «Il prossimo passo del governo deve essere il decreto sviluppo. Se Berlusconi accetterà la sfida arriveremo tranquillamente al 2013 e rivinceremo le elezioni. Altrimenti sarà un disastro».

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