L’ufficiale esperto uscito indenne dal fronte afgano e colpito a Livorno

Il pacco era indirizzato a lui, capo di stato maggiore della Brigata Folgore. «Uno di quegli ufficiali che definiamo le eccellenze dell’esercito italiano», commenta il maggiore Massimo Carta. BAsta guardare le esperienze sui teatri operativi per capire chi è il tenente colonnello Alessandro Albamonte: uscito indenne due anni fa da una missione sulle montagne di Shindand, fronte caldo dell’Afghanistan e ora colpito nella sua caserma a Livorno. Quarantenne, ora forse si dovrà fermare: l’esplosione gli ha compromesso la vista e le mani. Cinque dita perse e ferite al volto e alle gambe disegnano un quadro clinico grave. Ma non in pericolo di vita. Albamonte ha percorso i gradi partendo da una scelta. Quella di frequentare l’addestramento più duro dei reparti militari, nei boschi livornesi dove si formano i parà. Ci arriva nel ’93. Fino all’impegno all’estero: a Shindand ha comandato il 5° Battaglione, dal maggio all’ottobre 2009 e la Task Force che aveva il compito di vigilare sulle scorse elezioni. Poi è tornato a Livorno, dove coordinava tutte le attività del comando. Era in attesa di tornare al fronte, dove i parà partiti ieri stanno invece per arrivare in sostituzione della Julia.

Il ruolo di capo faceva di lui l’interfaccia tra il comando e il resto del mondo, il numero due della Folgore, per questo non era ancora decollato. Pugliese, di Taranto, si è laureato in Scienze Strategiche. Sposato, un figlio. L’esercito incrocia le dita.

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