l’ultimo reportage da Homs

di Marie Colvin e Paul Conroy

Lo chiamano il seminterrato delle vedove. Stipate tra letti improvvisati e i loro pochi averi sparpagliati ci sono donne terrorizzate e bambini intrappolati nell’orrore di Homs, la città siriana scossa da due settimane di bombardamenti ininterrotti. Tra le 300 persone che hanno trovato rifugio qui, uno dei pochi seminterrati della città, c’è la ventenne Noor: «La nostra casa è stata colpita da un razzo così ci siamo rifugiati in 17 in una stanza -ricorda mentre i suoi due bambini di 3 e 5 anni le stanno aggrappati alla veste- non avevamo niente da mangiare, così mio marito è uscito a cercare qualcosa. Ed è stato fatto a pezzi da un colpo di mortaio». Tutti qui hanno storie simili.
(...) Un neonato venuto alla luce nel seminterrato la settimana scorsa ha un’aria altrettanto traumatizzata dalla bombe di sua madre, Fatima, 19 anni, che è scappata quando la casa a un piano della sua famiglia è stata cancellata. «Siamo sopravvissuti per miracolo», sussurra.

Fatima è così traumatizzata che non riesce ad allattare, così il neonato è stato nutrito solo con acqua e zucchero; non c’è latte artificiale. Fatima potrebbe essere o non essere una vedova. Suo marito, un pastore, era in campagna quando è iniziato l’assedio e lei non ha più alcuna notizia di lui.

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