Politica

L’UNIONE A CANOSSA

Bel risultato: Al Qaida dichiara guerra alla missione dell’Onu in Libano, proietta la sua ombra di morte sui soldati europei e dunque anche su quelli italiani, mandati in missione «combat».
Se avessimo il cinismo che in tutti questi anni ha caratterizzato la sinistra, diremmo: siamo contenti, perché così adesso vi romperete voi il muso contro lo stesso nemico individuato da Bush, da Tony Blair, da Aznar e dal governo Berlusconi. Ma noi non siamo contenti affatto, non siamo affatto cinici e prevediamo senza poter sbagliare tempi durissimi per i nostri militari impegnati in una spedizione senza senso. Perché sia senza senso l’abbiamo spiegato più volte: non si va più in Libano per disarmare Hezbollah, ma a fare forza di interposizione, come se ci trovassimo fra due litiganti di cui non conosciamo le ragioni e i torti. Questo è il punto sul quale invitiamo il centrodestra a riflettere.
Ma restando ai fatti, dobbiamo e vogliamo sottolineare come tutta l’impostazione di politica estera dell’attuale governo sia avventurista e ipocrita. Avventurista, perché manda allo sbaraglio, sotto la bandiera delle buone intenzioni, uomini e beni. Ipocrita, perché non riconosce che la situazione di oggi conferma quanto la sinistra avesse torto ieri, quando il governo della Cdl combatteva il terrorismo in Afghanistan, e partecipava con propositi e fini umanitari alla ricostruzione post bellica dell’Irak, e tutto quello che sapeva fare era una opposizione feroce, ottusa, insultante, priva di intelligenza e di pura propaganda. Il fronte islamico che cinque anni fa dichiarò guerra all’Occidente, a noi, alle nostre leggi, alla civiltà che garantisce eguali diritti alle donne e a tutti i credo religiosi, oggi dice chiaramente quale sia il suo programma: attaccare l’Unifil, attaccare l’America, attaccare Israele, alla faccia delle passeggiate di D’Alema con i leader di Hezbollah. Il piano è chiaro, preciso e diffuso in chiare lettere, come è sempre accaduto. Quelli che cataloghiamo pigramente terroristi, e che sono invece l’esercito e l’intelligence di un potere politico, militare e religioso che vuole conquistare l’Europa, tenere a bada l’America e spazzare Israele via dalla faccia della terra, hanno lanciato la loro sfida tutto sommato onesta, nel suo orrore. E la sfida dice: portateci pure i vostri soldati, noi li colpiremo senza risparmio.
Naturalmente è possibile resistere a questa sfida, opporre una difesa intelligente e adeguata, ma il punto che noi vogliamo sottolineare è la continuità del terrorismo, dal World Trade Center alle minacce odierne, e vogliamo sottolineare la assoluta e disonesta discontinuità della sinistra italiana, incapace di ammettere la verità, che come al solito addomestica e adatta con la geometria variabile del suo schizofrenico rapporto con la verità. A questo punto vogliamo chiedere a Silvio Berlusconi, che ha annunciato di voler pensare bene e capire meglio, prima di dare un appoggio alla operazione Unifil II, di porre come minimo la «condizione Canossa».
E cioè: non se ne parla di appoggiare alcunché, se prima l’attuale governo non viene a Canossa, o, per usare il linguaggio caro ai comunisti, non fa autocritica, ammettendo di aver diffamato e infamato il governo Berlusconi per la sua politica di stretto collegamento con gli Stati Uniti e Israele. Non può, la sinistra di capitan D’Alema, cavarsela con un «bye bye Condy». A questo punto le minacce, anzi la dichiarazione di guerra di Al Qaida cambia tutto. Si tratta di dire chiaramente chi è il nemico e che si va lì per combatterlo a mano armata. Se la sinistra italiana saprà cospargersi, politicamente parlando, la testa di cenere, se ne può parlare.

Altrimenti si dica di no, punto e basta.

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