Adalberto Signore
da Roma
Sono da poco passate le dieci di mattina quando Silvio Berlusconi sale sul palco che ospita il summit romano del Ppe e mostra ai delegati le prime pagine di Corriere della Sera e Unità, a suo avviso colpevoli di avere lo stesso identico titolo («Bambini bolliti, Cina contro Berlusconi»). «Il 90 per cento dei giornali italiani - dice - stanno a sinistra. Vi faccio vedere come il Corriere e la gazzetta ufficiale del Pci, lUnità, oggi abbiano lo stesso titolo». E lo legge: «Bambini bolliti, Cina contro Berlusconì». Poi chiosa: «Sono contento, io così piccolo, di essere contro un miliardo e trecento milioni di cinesi...».
Attacco al «Corriere». Conclusa la gag, però, laffondo del premier sul quotidiano di via Solferino assume toni ben più seri. Perché, dice, «questo è il più grande giornale italiano, vende oltre 650mila copie ed è di proprietà di banche e gruppi industriali che evidentemente hanno la loro convenienza a fare accordi con la sinistra». Del resto, aggiunge, «è essa stessa, la sinistra, un intreccio di politica e affari, con le loro giunte locali e la Lega delle cooperative che possiede il 7 per cento del Pil». E ancora: «Si tratta di un conflitto di interessi inaccettabile che noi non abbiamo avuto il tempo di attaccare».
La Cina e la storia. Si torna poi nel merito della querelle sui «bambini bolliti» e per ribadire il concetto Berlusconi si affida a unesclamazione: «Ma per voi la storia non conta niente?». «Non è possibile che non si parli di fatti veri, allora - dice - non dovremmo parlare dei gulag russi per non far irritare il governo russo, o dei lager nazisti pur di evitare le critiche dei tedeschi».
Il premier Cicerone. Dal vertice del Ppe Berlusconi si sposta a Palazzo Chigi per la riunione del Cipe. E arrivato con qualche minuto di anticipo decide di improvvisarsi cicerone con una scolaresca del Pablo Neruda di Roma che sostava in piazza Colonna dopo una visita a Montecitorio. Prima gli va incontro a piedi e poi, dopo qualche convenevole, li invita a entrare nella sala del Consiglio dei ministri dove improvvisa una sorta di conferenza stampa con i ragazzi. Domande sullIrak e sulle elezioni («lunico modo che ha la sinistra per ottenere voti è quello di raccontare fandonie»), ma anche sul lifting («normale per chi va spesso in tv») e sul calcio.
Grandi opere e sanità. E proprio dal Cipe parte il premier nella conferenza stampa pomeridiana (quella vera) a Palazzo Chigi. Che ha deciso «lapertura di 71 cantieri e il via libera a 36 nuove opere che partiranno entro settembre». In totale, spiega il Cavaliere, «un investimento di 73,249 miliardi di euro contro i 7 miliardi del centrosinistra». Fra le nuove opere decise ieri mattina, dice, «cè lautostrada della Cisa con uno stanziamento di 1,826 miliardi». Sul fronte sanità, invece, cambierà «il sistema delle prenotazioni e delle prestazioni nel pubblico». «Dal primo settembre - spiega - sarà il medico a chiedere allAsl di fissare le prestazioni per il paziente. Se lAsl non potrà dare appuntamento, il paziente sarà mandato alla sanità privata e il costo sarà addebitato al pubblico. E sarà il direttore generale che pagherà. È lui il garante nei confronti dei propri assistiti».
Le tasse dellUnione. Poi torna ad attaccare il centrosinistra che «vuole reintrodurre la tassa di successione per i beni al di sopra dei 350 milioni di lire e la patrimoniale per i grandi patrimoni». «Basterà avere un qualsiasi appartamento a Roma - dice - e la tassa di successione sarà nuovamente applicata». Insomma, lUnione «vuole mettere le mani sul risparmio» e gli italiani «al momento del voto se lo ricorderanno». Lopposizione mi accusa di aver venduto sogni nel 2001 e paura oggi? «È vero, la sinistra fa paura su risparmi, tasse e case». E lidea che Prodi abbia in mano leconomia italiana gli fa venire «il mal di pancia». Infine un annuncio: «Negli ultimi giorni rivelerò una grossa sorpresa che ho in serbo. Riguarda la politica sulle case».
Manifestazione unitaria. «Si farà a Napoli il 7 aprile», spiega Berlusconi. Che racconta di una telefonata «notturna» con Altero Matteoli e del via libera di Gianfranco Fini. «Partecipazione cui sarà naturalmente chiamata pure la Lega».
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