«L’Unione vuole più tasse anche per gli autonomi»

Tremonti: «Per ripagare il taglio del cuneo fiscale, l’Unione colpirà gli atipici ma anche commercianti e artigiani»

«L’Unione vuole più tasse anche per gli autonomi»

Gian Battista Bozzo

da Roma

«Il gioco perverso dei contratti a tempo determinato più favorevoli è accaduto anche nella Pubblica amministrazione: una follia. Un Paese civile che vuole combattere il precariato, la prima cosa che fa è di renderlo meno conveniente. Non deve più accadere che un contratto a tempo determinato sia più vantaggioso», afferma a Radio anch’io Romano Prodi. E difatti, nelle intenzioni dell’Unione, c’è un aumento della contribuzione per gli ex co.co.co, lavoratori autonomi o a progetto, insomma i cosiddetti parasubordinati. Oggi versano il 18,5% di contribuzione, domani potrebbero arrivare al 23%. Uno scherzo che potrebbe costare ai datori di lavoro e agli atipici, secondo i primi calcoli del sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla, qualcosa come quattro, forse cinque miliardi di euro.
Rendere meno conveniente il lavoro atipico è parte essenziale del programma dell’Unione. A rendere meno fumosa la proposta ha pensato Tiziano Treu, che da ministro del Lavoro del governo Prodi pose le basi, con il suo «pacchetto», proprio della flessibilità nel lavoro. Dichiara Treu a News settimanale: «Per quanto riguarda i co.co.co e i contratti a progetto, adesso sono anomali, costano troppo poco rispetto a un contratto a tempo indeterminato. Un datore di lavoro - spiega l’esponente della Margherita - non è incentivato ad assumere se il livello di contribuzione è al 33% contro il 18% dei parasubordinati. Perciò abbasseremo il 33 a circa il 27-28%, e alzeremo progressivamente il 18 fino al 22-23%». Ed alla Stampa Treu aggiunge: «Se non modifichiamo la legge Biagi quello che sta accadendo in Francia avverrà anche da noi. Bisogna incentivare il lavoro stabile, per far costare di più, e così scoraggiare, il lavoro a progetto».
Programmi e dichiarazioni allarmanti, che per il ministro dell’Economia Giulio Tremonti hanno un significato preciso: «Unione significa tassazione, ogni giorno una scoperta». E aggiunge: «Oggi Prodi ha detto che vuole aumentare la contribuzione a carico dei coordinati e continuativi, autonomi, coordinati a progetto, agricoltori, artigiani, commercianti, portando l’aliquota della contribuzione al 25%. Prodi non lo dice apertamente, è da decifrare - spiega Tremonti - ma è facilissimo: vogliono portare l’aliquota al 25%». Il ministro dell’Economia non condivide l’obiettivo di rendere meno conveniente il precariato: «Il loro obiettivo - dice, riferendosi al centrosinistra - è spostare la contribuzione: tassare i figli, o quelli che non hanno un lavoro fisso, per favorire i padri e quelli che hanno il posto fisso».
In realtà, l’incremento della contribuzione a carico dei lavoratori atipici serve per finanziare, almeno in parte, il promesso taglio del cuneo fiscale per le imprese. «Un taglio di cinque punti del cuneo, compresa la Pubblica amministrazione, costa fra i 12 ed i 15 miliardi di euro - spiega Alberto Brambilla, il sottosegretario al Welfare che ha sempre seguito le questioni previdenziali - escludendo il pubblico impiego, costa almeno 10 miliardi di euro. Oggi l’aliquota contributiva su autonomi, commercianti, artigiani e atipici è al 18,5%. L’armonizzazione dell’Unione potrebbe voler dire un rialzo di 5 punti percentuali per queste categorie, con un maggiore onere di 4-5 miliardi di euro. C’è poi l’apprendistato, la cui sottocontribuzione - aggiunge - vale 2,4 miliardi di euro». Brambilla ricorda poi che la riforma Dini prevede, comunque, un incremento della contribuzione degli autonomi al 20% a partire dal 2010. «L’Unione vuole anticipare questa scadenza, e per gli interessati mi pare una prospettiva un po’ allarmante».


«Mentre si prendono impegni fumosi sulla riduzione del costo del lavoro - osserva il sottosegretario Maurizio Sacconi - si propone con certezza di alzare i contributi dei contratti di apprendistato voluti da Biagi per incentivare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Se cancellassimo la legge Biagi - aggiunge l’esponente di Forza Italia - sarebbe un passo indietro anche dal punto di vista dei contributi».

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