da Roma
«LItalia ha fatto riforme delle pensioni di alta qualità che ora devono essere applicate, non mitigate». Le parole di Angel Gurria, segretario generale dellOcse, piombano tuttaltro che inattese alla presentazione del rapporto sullItalia curato dallorganizzazione, che raggruppa le trenta principali economie del mondo. Alla presenza di Romano Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa, Gurria aggiunge unaltra indicazione importante: «LItalia - dice - non deve lasciarsi sfuggire lopportunità di usare il tesoretto per ridurre il deficit e contribuire a far calare il debito pubblico». LOcse, nel rapporto, individua inoltre una «performance impressionante» del mercato del lavoro, grazie alla diffusione di contratti part time e a termine.
Di fatto, dunque, lOcse dice al governo: a) lasciate in vigore lo «scalone» previdenziale; b) non disperdete lextra-gettito fiscale anche perché, come osserva lo stesso Gurria, «cè il rischio che la forte crescita delle entrate possa non durare»; c) non modificate la legge Biagi, che ha consentito il miglioramento delloccupazione. Esattamente lopposto di quanto Prodi si accinge a fare. A queste indicazioni, se ne aggiungono altre: bisogna tagliare le spese e non aumentare le tasse, e si deve andare avanti con le riforme perché, in caso contrario, «gli standard di vita peggioreranno». Infine, il Rapporto osserva che la golden share dello Stato nelle aziende strategiche «può inibire gli investimenti esteri in Italia».
Di fronte a queste parole, Prodi e Padoa-Schioppa reagiscono in maniera diversa. Il ministro dellEconomia concorda sul fatto che le riforme Dini e Maroni offrano al sistema previdenziale italiano un «grado di sostenibilità superiore a quello di molti altri Paesi europei; si tratta dunque di applicare la legge, o modificarla - aggiunge Padoa - senza cambiare però il grado di sosteniblità». Le nuove norme devono perciò garantire gli stessi risparmi di spesa. Il ministro promette inoltre che «col tempo» la pressione fiscale calerà.
Prodi resta invece sul vago promettendo che il governo valuterà con attenzione i dati dellOcse, ma ricordando anche che «il problema di attuazione delle riforme non è solo italiano, ovunque ci sono resistenze, e vincoli alla capacità legislativa». Cè poi il problema di come non perdere voti alle elezioni, proprio a causa delle riforme, e Prodi propone la concessione di un «super Nobel» a chi risolverà la questione. In un successivo workshop, Gurria però aggiunge a braccio che «per competitività e riforme, lItalia somiglia a una squadra di medio livello, tendente al basso, e non lo merita». Un giudizio che appare tuttaltro che benevolo.
Se davanti al segretario dellOcse Padoa-Schioppa fa professione di rigore finanziario, molti colleghi di governo e gran parte della sua maggioranza sono di avviso opposto. A cominciare da Cesare Damiano. «Il governo intende modificare lo scalone - replica il ministro del Lavoro - e la proposta è stata già avanzata al tavolo della concertazione. Quanto ai coefficienti (previsti dalla riforma Dini, ndr), la modifica dovrà tener conto della flessibilità del mercato del lavoro». Secondo Damiano, inoltre, «non è sostenibile la tesi secondo la quale lintero extragettito debba andare alla riduzione del debito: una quota, che mi auguro possa crescere, sarà utilizzata per gli interventi sociali». Posizione sostenuta anche dal ministro della Solidarietà Paolo Ferrero e dal sottosegretario allEconomia, Paolo Cento. E il presidente della commissione Lavoro della Camera Gianni Pagliarini (Comunisti italiani) accusa Padoa-Schioppa di mettere a repentaglio le sorti del governo: «Il programma dellUnione è chiaro - ricorda -, qualunque proposito di riforma non può che partire dallabolizione dello scalone». Preoccupata per i ritardi nella tratttiva previdenziale, la Cgil si appresterebbe invece ad accettare la proposta degli «scalini» in sostituzione dello scalone.
Giulio Tremonti ringrazia lOcse per il (tardivo) riconoscimento delle riforme, fatte dal governo di centrodestra, su pensioni e mercato del lavoro. «Avrebbero potuto promuoverle allora, ma meglio tardi che mai», commenta.
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