LondraÈ sempre più affollata la corsa per la nuova leadership laburista. Da ieri infatti è salito a sei il numero dei contendenti al posto ricoperto fino ad una settimana fa dallex primo ministro Gordon Brown. Per ottenere il sostegno dei 33 membri del partito che garantisce la candidatura ufficiale, gli aspiranti successori hanno tempo fino al 9 giugno prossimo e la gara si preannuncia interessante, a partire dallultimo candidato sceso in campo. Si tratta di Diane Abbott, prima donna di colore ad aver messo piede in Parlamento nel 1987 e unica donna ad aver osato proporsi alla guida del partito laburista post-Brown. Unentrata inattesa la sua, accolta con particolare clamore, dato che la signora ha dichiarato di aver deciso di partecipare perché fino a questo momento cera ben poco da scegliere tra gli altri contendenti.
Nonostante lo scetticismo che ha accompagnato le sue parole, la Abbott - che certo non ha mai fatto parte della cerchia di fedelissimi blairiani e che spesso si è ritrovata a votare contro le decisioni prese dai precedenti esecutivi - ha assicurato che il suo non è un colpo di testa, ma unofferta seria e che intende andare fino in fondo certa comè di riuscire a guadagnarsi lappoggio necessario per entrare nel pieno della corsa. La strada che laspetta però non è così facile come lei fa intendere. Almeno alcuni dei suoi avversari le daranno un bel po di filo da torcere. I due fratelli Miliband per esempio, hanno entrambi parecchie chances di vincere, sia per il loro significativo curriculum che per linfluente cerchia di sostenitori allinterno del partito. Nella loro lotta di famiglia, lunica a rimanere neutrale pare sarà la mamma, ebrea polacca sopravvissuta ai campi di concentramento che sicuramente ha tramandato il suo spirito combattivo ai due figli David e Ed. Il primogenito, 43 anni, è stato il primo a scendere in campo poco dopo le dimissioni di Brown. Divenuto nel 2007 il più giovane ministro degli Esteri degli ultimi trentanni, si è spesso pensato a lui come possibile successore di Tony Blair, ma quando si trattò di correre contro Gordon lui decise di chiamarsi fuori. Adesso è il suo momento, che però deve dividere con il fratello Ed. Soltanto tre anni più giovane, Ed a differenza di David ha sempre fatto parte della cerchia ristretta dei collaboratori di Brown. Ha lavorato per lui quando ancora era Cancelliere ed è esperto in politiche economiche di lungo termine. Quando è stato nominato segretario allEnergia e al Cambiamento climatico il suo profilo politico si è fatto più consistente, ma sempre meno interessante di quello del fratello.
Intriga anche la candidatura di Ed Balls, uno degli alleati più fedeli di Brown, dotato di un approccio politico combattivo ed energico che disturba molti dei suoi nemici. È sposato allex ministro di Gabinetto Yvette Cooper che ha già annunciato di non volersi candidare per la leadership. Meno conosciuti e con meno probabilità di giungere in dirittura darrivo nella corsa sono John McDonnell, a capo del gruppo socialista laburista nellultimo Parlamento e Andy Burnham, quarantenne, che ha iniziato a far parlare di sé soltanto da quando Gordon Brown lha promosso a capo del ministero della Sanità.
Molto più noti sono invece i grandi dimissionari laburisti, quelli che hanno già detto «io non ci sarò». Lultimo ad annunciarlo è stato Lord Peter Mandelson. Il diabolico consigliere di Tony Blair chiamato a nobilitare anche il governo Brown, uscito e rientrato a piacer suo dai vari esecutivi laburisti, ieri ha dichiarato che non farà parte del prossimo governo ombra. Si tratta del terzo annuncio del genere in 12 anni quindi vedremo poi che cosa accadrà veramente. Certo con lui la politica britannica perde un protagonista di razza.
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