Anna Serafini lascia partire un siluro a sorpresa, contro Massimo DAlema. E il bello è che lo fa intervenendo a Contro Adinolfi, il programma informativo audio-radio-tele-video dellemittenza diessina (visto che va in onda contemporaneamente su Radio Città Futura e Nessuno Tv, canali entrambi legati alla Quercia). Ai microfoni del giornalista «cattivista» Mario Adinolfi si parla del seminario ulivista di Orvieto, e lei, «Lady Fassino», dice che proprio non capisce come mai il presidente dei Ds si sia messo a contestare Romano Prodi e il suo progetto: «Non ho ancora capito come lavorino i giornalisti in Italia». «In che senso?», chiede il conduttore. E lei: «Non capisco perché nessuno di loro, nemmeno un cronista, sabato scorso, abbia fatto a DAlema la vera domanda che gli andava fatta. Lunica cosa che hanno fatto i giornali è stato riportare la sua battuta sui gazebo, ma è possibile?». E Adinolfi, mangiata la foglia: «Scusi onorevole Serafini, quale era la domanda da fare a DAlema?».
Lei, calmissima: «Sarebbe stato interessante chiedergli come mai fino a ieri sosteneva in ogni sede la necessità di fare il partito di Prodi e ora non lo faccia più». A questo punto il conduttore si fa malizioso: «Caspita, detta dalla moglie di Fassino, una cosa così...». E lei: «No, io sono una deputata, ho una mia storia, quel che pensa mio marito non centra».
Daccordo, ovvio, le colpe dei mariti non possono ricadere sulle mogli, e nemmeno le opinioni di queste essere applicate ai ruoli dei mariti.
Ma è certo che è curioso seguire i percorsi di alcune coppie roventi della politica italiana, ad esempio quello della moglie di Antonio Bassolino, Anna Maria Carloni. Lui, il presidente della Regione Campania, era salito sul palco con il suo maglioncino pseudo-parrocchiale, a cesellare un intervento da demo-entusiasta: «Un trrreeeno è parrrtito!», aveva gridato con il suo bel vocione da ex balbuziente corretto. E lei, solo il giorno dopo, ruggiva dalle colonne del Corsera: «Lo so, era un appuntamento riservato al ceto politico, ma sembrava che fosse importante discutere non solo di dosaggi, equilibri interni, componenti...». E poi, al culmine dello sconforto: «La sostanziale indifferenza verso i temi delle donne e la loro partecipazione ai processi decisionali è stata difficile da digerire!». Era sulla stessa lunghezza donda, ieri, anche la Serafini: «Sì, si doveva dare più spazio alle donne e ai giovani». E così vengono in mente altre first ladies più o meno smarcate dai mariti.
La Daniela Fini che nelle intercettazioni dellestate strapazzava pure il marito sulle vicende della sua clinica Panigea, Veronica Lario spesso distante da Silvio Berlusconi, e soprattutto Barbara Palombelli, che su Magazine tesseva incredibili peana di Piero Fassino, e finiva anche nelle smentite del portavoce di Rutelli Michele Anzaldi a La Stampa, per una vicenda di cene e cineasti romani. Sta di fatto che la first lady, nel tempo della seconda Repubblica, fa notizia sia se è daccordo con il marito sia se ne distingue.
Giustamente la Serafini ricorda che lei fa politica da prima di Piero, ma se poi lei dice quello che Fassino non si azzarda a dire, è ovvio che tutti si chiedano: ma il marito sarà daccordo? Ma la sera sotto le lenzuola le dicono queste cose di DAlema? Nel tempo dei reality, le «mogli» reclamano il loro protagonismo, e non si acconciano al ruolo di semplici «testimonial». Spesso guadagnano la prima linea grazie ai mariti, ma spesso la mantengono contro i mariti. Magari perché sono più intelligenti di loro, certo. O più libere. Però non cè dubbio: Loredana Lecciso ha fatto scuola.
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