Politica

Landolfi: «Sulle nomine cambiamo la Gasparri»

Giovanni Masotti, vicedirettore di Rai2, replica agli attacchi

Massimo Malpica

da Roma

Lo stallo nella nomina del presidente Rai ha assunto contorni «grotteschi», e di fronte alle «difficoltà di interpretazione del meccanismo estremamente garantista previsto sul punto dalla Legge Gasparri» ormai è «necessario intervenire in sede legislativa per correggere e rendere più funzionale tale meccanismo». Ma se secondo il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi questa è la strada per sbloccare l’impasse sulla nomine, il suo predecessore, Maurizio Gasparri difende la legge che porta il suo nome. Definendola «perfettibile», ma suggerendo di «non alterare il principio di condivisione della scelta», perché il problema per lui è «più politico che di regole». E Sandro Curzi, facente funzioni di presidente, ammonisce: «Le leggi finché ci sono vanno rispettate».
L’uscita del ministro ha scosso una giornata caratterizzata fino ad allora dalle polemiche per l’intervista di Nino Rizzo Nervo al Corriere della Sera, nella quale il consigliere d’amministrazione della Rai in quota Margherita spara a zero contro i piani alti di viale Mazzini. Nemico pubblico numero uno il direttore generale Flavio Cattaneo. Principale capo d’accusa l’aver «strapagato Bruno Vespa», che «guadagna quanto tre direttori messi insieme», con un contratto blindato fino al 2010, mentre Giovanni Masotti «prende tre volte quello che tocca alla squadra di Raitre: Federica Sciarelli, Giovanni Floris e Andrea Vianello». Toni forti, quelli di Rizzo Nervo, che dalle colonne del quotidiano di via Solferino annuncia anche di voler affidare a un consulente esterno la verifica della regolarità dei conti dell’azienda pubblica.
Immediata la replica di Vespa al consigliere che «contravvenendo alle più elementari regole di deontologia professionale ha reso noti i dettagli del mio contratto». Il giornalista chiarisce che «contenuto e importo del mio contratto furono definiti a inizio 2001, quando l’azienda era governata da un cda di centrosinistra». E l’importo, «lo stesso di oggi, fu stabilito dal direttore generale Claudio Cappon», ed era pari «al 15% in meno di quanto concordato con Fabio Fazio per una seconda serata su Rai 2, che poi non si fece, e con Gad Lerner per una terza serata del sabato di argomento religioso su Rai 1, anch’essa sfumata».
Chiarito che la genesi del suo rapporto di lavoro con la Rai risale al tempo dell’Ulivo, Vespa contrattacca. Ricorda la sua contrarietà alla «cancellazione dei programmi di Biagi e Santoro» ma aggiunge caustico: «Vista la cura con cui rispetta il segreto industriale, Rizzo Nervo è la persona più adatta a rivelare quanti miliardi sono stati corrisposti a Biagi per evitare polemiche con la Rai sulla vicenda».


L’ultima bacchettata al consigliere arriva dal responsabile organizzativo della Margherita, Franco Marini: «Non condivido il modo in cui Rizzo Nervo, direttore del giornale del mio partito, ha sviluppato la polemica sul rinnovo del contratto di collaborazione di Vespa da parte della Rai».

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