«L'assessore o l'assessora?» In Comune due ore di liti

Marta Bravi

Forma o sostanza? Dipende se si considera la forma sostanziale o no. Declinare al femminile le cariche politiche e istituzionali ha un valore? Tradotto: consigliere o consigliera? Assessore o assessora? É stato il tema dell'accesa commissione congiunta Affari istituzionali e Pari opportunità che ha tenuto banco ieri in Comune. Obiettivo: modificare lo Statuto per prevedere, nei documenti e nei luoghi dell'amministrazione, l'uso della versione «al femminile» delle cariche istituzionali. «Chiamatemi come volete a me non interessa - attacca Silvia Sardone (Fi) - chiedo però di risparmiare i soldi per modificare i documenti che mi riguardano e la targa fuori dal mio ufficio, perché non credo che ai cittadini interessi che noi discutiamo di consigliera o sindaca con i loro soldi. Questa è solo propaganda e ideologia». «La forma è sostanza» per la presidente della commissione Pari opportunità Diana de Marchi. «Sono sicura - la replica della presidente della commissione Affari istituzionali Arianna Censi - che Sardone sta facendo tanta fatica a ottenere visibilità politica e ci fa fare fatica (il riferimento è ai 70 emendamenti alla delibera sugli scali ferroviari che lunedì hanno impegnato il consiglio per 8 ore) perché è donna e lei lo sa».

Così i consiglieri 5 stelle Patrizia Bedori e Simone Sollazzo che hanno lasciato l'aula in segno di dissenso: «A noi non sembra affatto normale né rispettoso verso i cittadini che 22 persone vengano fatte riunire e quindi pagate - il gettone è di 120 lordi per discutere per ore di quello che è già un diritto».

Per Matteo Forte di Milano Popolare non «è corretto buttare il discorso sui costi perchè la democrazia è un costo. Ma la commissione per modificare lo Statuto non mi sembra lo strumento adatto, si tratta piuttosto di una battaglia culturale».

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