Il lato grottesco della disarmonia familiare

La scena evoca slittamenti surreali già prima che inizi la vicenda: immagini naïf, colori pastello, finestre di legno che affacciano su palazzoni variopinti, mobili intrisi di un rassicurante sapore di casa. Pressoché al centro poi, un letto-tomba su cui giace un grande manichino femminile che somiglia più alle figure ritagliate dai libri per bambini che a un cadavere. Eppure, la deliziosa pièce In circolo ovvero è la parte che resta ovvero Pietro e Maria che Riccardo Mosca (fantasioso autore e regista) presenta fino al 30 dicembre al Piccolo Jovinelli nasce, esplode e si conclude proprio «in funzione» di quel corpo-evento, preso a pretesto per tratteggiare il difficile rapporto tra una sorella nevrotica (Maria/Alessia Giuliani) e un fratello misantropo (Pietro/Andrea Di Casa) ritrovatisi in occasione della scomparsa della madre. Ma al di là del luttuoso evento, peraltro affrontato da Mosca con delicati tocchi di ironia e con inconsuete aperture al paranormale, ciò che qui tiene insieme il ritmato dialogo tra i fratelli (ai quali si aggiunge la saggia e cauta presenza di Matteo/Filippi Dini) è il desiderio di raccontarsi, di trovare «ristoro» emotivo l’uno nell’altra. Nelle poche ore in cui si svolgono i fatti assistiamo, quindi, all’emergere di lacerazioni profonde, al profilarsi di caratteri antitetici eppure entrambi bisognosi di comunicare, di capire, di ricordare. E il gelo iniziale evolverà giocoforza in calore.

Complice la magistrale bravura degli interpreti, tutti provenienti dalla Scuola dello Stabile di Genova e tutti saldamente avvezzi al mestiere. Con quella modalità «naturale» ma non «naturalista» che sa concedere spazio all’emozione così come al distacco e al grottesco.

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