"Con l'aumento Mps la fondazione investe sul futuro"

Il dg dell'Ente, Marco Parlangeli, diventa presidente dell'Efc l'associazione europea del Terzo Settore: "Dal '13 ritorno alla normalità. Mediobanca? E' ancora presto"

"Con l'aumento Mps la fondazione investe sul futuro"

Dal 26 maggio prossimo, Marco Parlangeli entrerà nella carica di presidente della Efc (European Foundation Cen­tre), l’associazione che riunisce 230 Fondazioni europee. L’in­carico è significativo perché mai come adesso le Fondazioni bancarie italiane sono state al centro del sistema economico. E Parlangeli, direttore generale della Fondazione Monte dei Pa­schi, in questa intervista al Gior­nale , sottolinea gli aspetti più ri­levanti di questo passaggio.

Un italiano al vertice delle Fondazioni europee: cosa significa?
«Significa che le Fondazioni italiane stanno assumendo un peso sempre più rilevante nel movimento del non profit euro­peo, e questo proprio grazie al­le Fondazioni bancarie».

Ma qual è il compito del­l’Efc?
«Una delle cose più rilevanti è il contributo al progetto dello Statuto della Fondazione Euro­pea, un documento comunita­rio che diventerà il riferimento per il Terzo Settore in termini di pratiche di sicurezza, trasparen­za, comportamenti. Il testo, do­po lunga gestazione, è alla Com­missione Ue, che potrebbe da­re il via libera entro l’anno».

La Statuto Europeo divente­rà vincolante?
«No, non sarà obbligatorio ma semplicemente raccoman­dato, perché nel terzo settore vogliamo limitare al massimo i vincoli: ogni Fondazione è un mondo a sé e viene gelosamen­te tutelata la piena autonomia nel perseguire i propri scopi. Pe­rò, per tutte le Fondazioni che aderiscono all’associazione è ri­chiesto di sottoscrivere uno stringente codice etico».

Crede che la nostra legisla­zione sia adeguata e che le Fondazioni italiane siano al passo con quelle dei mag­giori Paesi europei?
«In passato dissi che le Fonda­zioni bancarie erano figlie di un Dio minore. Mi riferivo alla diffi­denza fiscale e giuridica rispet­to a Paesi con maggior tradizio­ne nel non profit come Inghil­terra o Belgio. Oggi, grazie al la­voro dell’Acri e del suo presi­dente Giuseppe Guzzetti, le Fondazioni hanno guadagnato importanza e respinto gli attac­chi alla loro autonomia. Tutta­via in molti Paesi la normativa fiscale resta più favorevole ri­spetto all’Italia».

Forse perché da noi la parte del Leone la fanno le fonda­zioni bancarie, che hanno incassato fior di dividendi. A proposito: la Fondazione Mps ha la maggioranza rela­tiva della sua banca. Lei cre­de che questa concentrazio­ne sia un punto di forza?
«Sì e me lo conferma uno stu­dio dell’Università di Heidel­berg secondo il quale le Fonda­zi­oni con il patrimonio concen­trato in una sola partecipazio­ne in impresa redditizia e legata al territorio, nel lungo periodo sono più efficienti e generano più ricchezza. Il problema ce lo siamo posti a Siena tre anni fa al momento di acquistare Anton­veneta ».

E tre anni dopo?
«A mio parere abbiamo fatto bene: Antonveneta ha dato ri­sultati e ne darà, ha consentito a Mps di ampliare la distribuzio­ne territoriale del proprio fran­chise e di diventare la terza ban­ca italiana».

Adesso, dopo l’aumento di capitale di 5 miliardi del 2008, la banca ne ha varato un altro da 2. Per Fondazio­ne Mps c’è da investire un altro miliardo. Ce la farete?
«Da un lato l’aumento per­mette di liberare risorse perché la banca non dovrà più pagare le cedole dei Tremonti Bond. Dall’altro il piano d’impresa prevede due miliardi di dividen­di in 5 anni: dunque recuperere­mo il miliardo necessario a mantenere sostanzialmente la quota attuale. Quello di oggi è un investimento per le genera­zioni future».

Venderete la quota del­l’ 1,9% in Mediobanca?
«È presto per dirlo. Al mo­mento non sono ancora noti i termini economici dell'aumen­to di capitale».

Come farete le erogazioni?
«Ci sono le riserve accantona­te nel fondo s­tabilizzazione del­le erogazioni per 115 milioni, ac­cumulate negli anni passati e il dividendo da 100

milioni già de­­liberato dalla banca per il 2010, che entrerà nel nostro bilancio 2011. Ora vedremo cosa decide­ranno gli organi amministrativi per questo e il prossimo anno. Ma dal 2013 torneremo a un re­gime ordinario.

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