L'editore di Telelombardia pensa a TeleSantoro "La voglio faziosa come lui. E il tg a Travaglio"

Sandro Parenzo si confessa: "Con Michele stiamo pensando ad un canale sul digitale. Lo prenderei anche senza sapere in anticipo le scalette". E spiega la sua idea ultraschierata: "Un canale tematico si rivolge ad un pubblico specifico. E funziona. Io faccio l’editore"

L'editore di Telelombardia pensa a TeleSantoro  
"La voglio faziosa come lui. E il tg a Travaglio"

Roma - «Mi chiede se, da editore televisivo, prenderei Santoro, anche senza sapere in anticipo le scalette? E io le rispondo sì, certo che sì». Un pensiero ce lo sta facendo, ma non da oggi e nemmeno da ieri. «Michele lo conosco dall’88, ci sentiamo spesso. Credo che in questi giorni ci faremo una chiacchieratina...» racconta Sandro Parenzo, patron di Telelombardia e Antenna3, uno degli inventori della tv privata in Italia, e da ultimo anche produttore dell’evento-tv di Santoro.

Insomma Parenzo, farete un canale insieme.
«Ci stiamo pensando, il digitale ha aperto molti spazi. Sono 17 anni che io e lui ci diciamo sempre la stessa cosa: “Ah quanto sarebbe bello fare una televisione nuova”».

É la volta buona, con TeleZero.
«In effetti, lo Zero è un marchio di fabbrica».

Come se la immagina questa tv?
«Un canale di informazione, che oggi tira più di tutto. E un Tg prodotto dal Fatto quotidiano».

Rete ultraschierata.
«Un canale tematico si rivolge ad un pubblico specifico, non è generalista. E poi è un modello che funziona, e io faccio l’editore».

Current tv di Al Gore ci ha tentato...
«Ma è solo una suggestione... Producono 2 ore alla settimana di materiale nuovo, capisce...».

Wikipedia però scrive che lei nel’89, da produttore a Tmc, «censurò gli schetch di Daniele Luttazzi».
«È una balla. Facevamo Banane, un programma comico. Semplicemente quelle gag non facevano ridere e non le abbiamo montate. Va molto di moda fare i censurati...».

Lo dica a Santoro.
«Lui ha elaborato un linguaggio televisivo unico in Europa. Un mix di teatro, fiction e talk show, straordinario».

Ma un po’ fazioso.
«Perché Vespa no? Io credo che non esistano giornalisti non di parte. Altrimenti si fa l’Ansa».

E Fabio Fazio?
«Lo portai io a Raitre, quando lavoravo con Guglielmi. Imitatore superbo, parlava con qualcuno e dopo due minuti lo rifaceva alla perfezione. Ma ha sempre voluto superare quel personaggio».

Si capisce che le piaceva più di adesso.
«Ora lo trovo molto lezioso...».

Quindi niente Fazio nella vostra rediviva Telesogno.
«Lasciamo perdere Telesogno con tutti quei nomi che portano una jella...»

Diciamo CanaleZero, TeleSantoro, IlFattotv. Se non ci riuscite?
«Penso che Michele si metterà a produrre i propri contenuti, che poi potrà vendere a chi la vuole».

Alle sue reti per esempio.
«Certo, se potessi avere Annozero al giovedì lo farei subito».

Non vale, è suo amico.
«Ma sono amico anche di Berlusconi, ci sentiamo spesso anche con lui».

E cosa le dice?
«Magari capita che mi dica “hai fatto una cosa troppo di sinistra, guarda che così perdi metà del pubblico”».

Ma lei è di sinistra?
«Io prendo insulti da destra a sinistra, mi danno del leghista o del comunista. “Se ti attaccano tutti vuol dire che stai facendo una buona tv” mi dice sempre il professor Berlusconi».

Professor.
«Certo, professore di televisione. Ho cominciato con lui. Ero arrivato a Roma nel ’72 per fare lo sceneggiatore. Avevo scritto Malizia, altri film per Tognazzi. Mi presentano un signore di Milano che faceva il costruttore ma voleva fare film».

Berlusconi.
«Lo incontro, lo sconsiglio: troppo costoso. Lui sparisce e dopo qualche tempo mi chiama: “Io non farò il cinema, ma lei la farebbe la televisione?”. Stava mettendo in piedi la sua tv privata, aveva già preso Mike Bongiorno. Accetto e mi appassiono talmente che gli propongo di aprire una sede a Roma, proprio davanti alla Rai. Dall’80 all’84, quattro anni straordinari».

Lei, lui e chi?
«Confalonieri, Galliani, Dell’Utri, Bernasconi. Lavoravamo 14 ore al giorno.

Con Berlusconi che la sera indicava gli uffici della Rai e diceva: vedete, loro vanno a casa alle 17, se noi lavoriamo il doppio vinciamo. Dopo qualche tempo, nell’83, superammo RaiDue. Una delle giornate più belle della mia vita».

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