Cultura e Spettacoli

Lee: "La mia Cina divisa da invasioni politiche e passione"

In "Lust, Caution" un’attrice comunista deve incastrare il governatore filo-giapponese, ma se ne innamora. Il regista: "Volevo fare un film sulla Cina, in cinese, su un particolare momento storico: un Paese invaso, un invasore asiatico e non più occidentale..."

Lee: "La mia Cina divisa da invasioni politiche e passione"
Venezia - «Vivere fra due culture ti aiuta a capire meglio chi e cosa sei. È un po’ come stare nello spazio e mettere a fuoco i contorni del mondo... Volevo fare un film sulla Cina, in cinese, su un particolare momento storico: un Paese invaso, un invasore asiatico e non più occidentale, il dramma che accompagna ogni scelta di campo. Naturalmente, non è un film politico, nella banale accezione del termine, riguarda l’arte, il sesso e, insomma, la vita. Lust, Caution rimanda ai confini fra desideri e regole, fra ciò che si vorrebbe fare e cosa invece converrebbe o si dovrebbe fare... Il tutto visto attraverso gli occhi di una donna, il suo lento riappropriarsi, nell’abbandono, del suo vero io».

La Cina sessualmente violenta e patriarcale, donne sottomesse, coiti brutali, eros e thanatos come le due facce della stessa medaglia, sangue e lussuria, approda in Laguna ed è subito scandalo. Chi aveva mandato gridolini estatici di fronte al tenero amore gay di Brokeback Mountain, che proprio qui, con un Leone d’oro vinto nel 2005, aveva cominciato la sua corsa agli Oscar del 2006, scopre un altro Ang Lee, maledetto, forse un po’ troppo macho, di certo eterosessuale, e non sa darsi pace. Quanto ai fan di Tony Leung, l’icona romantica dei film calligrafici di Wong Kar-wai, si ritrovano con il loro idolo invecchiato ad arte e spettrale, spietato e sinistro... Negli Stati Uniti, le scene di sesso spinto hanno già valso alla pellicola l’incasellamento nel settore pornografia... «Gli americani vedono la violenza nei film come una cosa del tutto normale» ironizza Ang Lee, «ma hanno nei confronti del sesso un’opinione opposta. Posso capirne le motivazioni, ma non le condivido. Quanto al tipo di sessualità, ognuno è libero di praticare quella che più gli piace. Qui mi interessava esplorare gli elementi ambigui che stanno dietro un rapporto di desiderio e di diffidenza, la paura di essere tradito, la voglia di credere in qualcuno... Perciò avevo bisogno di un Tony Leung così particolare».

Anche l’ambientazione è foriera di polemiche. Cinese di Taiwan, cresciuto negli Usa, c’è chi si chiede perché il regista abbia sentito il bisogno di rifarsi a un periodo così cupo della storia cinese, e c’è chi lo vorrebbe più combattivo rispetto alle libertà democratiche in Cina ancora negate. Paziente, Ang Lee replica che «non si può avere tutto in una volta. Bisogna prima sopravvivere come nazione, e poi con pazienza conquistare il resto. Io faccio film per aiutare a capire, a discutere». Quanto alla scelta di una Hong Kong e di una Shanghai fra il 1939 e il 1942, tutto nasce, dice, dal racconto omonimo di Eileen Chang: «Nessuna come lei ha saputo indagare quel tempo, essere così moderna nello stile, così profonda nelle psicologie. C’è molta autobiografia in quel testo, la difficoltà di scegliere fra ideologia e sentimento, fedeltà a un ideale e fedeltà a un essere umano. La vita non è solo bianco o solo nero».

Eroina tragica di Lust, Caution è la giovanissima Tang Wei, il cui corpo nudo viene esplorato dalla macchina da presa e penetrato dal suo partner cinematografico per una buona metà del film. Modella, già finalista a Miss Universo due anni fa, laureata con una tesi in regia cinematografica, parla del suo esordio sul grande schermo e del suo ruolo con la grazia e la felicità di una ragazza intelligente e di talento. «È stato come andare a scuola, con professori che non ti davano voti, ma la più totale disponibilità a insegnarti. Un'’ccasione unica, e non me la sono lasciata sfuggire... La mia Wong, alias signora Mak, si inebria del potere che la recitazione dà e mette la sua bravura di attrice al servizio della causa antigiapponese. Ma nel circuire il collaborazionista Yee, primo passo necessario per poterlo poi “vendere” e farlo uccidere, l’odio si dimostra meno forte dell’amore. Scopre il potere della seduzione, ma anche il piacere dell’essere sedotta, non vuole più essere né pedina dei suoi compagni, né semplice concubina. Diventa libera nel momento in cui, più che tradire, in realtà sceglie.

Una scelta tragica, nella sua consapevolezza».

La scena dove, attraverso un canto tradizionale che parla del legame indistruttibile fra due amanti, commuove il cinico, stanco e ormai disilluso Yee, resta un capolavoro di erotica dolcezza.
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