Roma - «Abbiamo il dovere di fare le riforme. È il mandato degli elettori a darci questa responsabilità». Davanti all’ufficio di presidenza del Popolo della libertà e dopo aver invitato ad applaudire i quattro governatori del Pdl e le preferenze record di Mara Carfagna, Silvio Berlusconi mette uno dopo l’altro l’analisi del voto regionale e il capitolo riforme. E visto che considera la tornata elettorale «un successo» che «rinforza ancora di più l’esecutivo», è questa - dice - «l’occasione per farle». Insomma, «ora o mai più» visto che «con la conquista della conferenza Stato-Regioni governiamo la maggioranza degli italiani e non siamo mai stati così forti».
Terminato l’ufficio di presidenza, in una conferenza stampa a Palazzo Grazioli entra anche nel merito. «Allo stato - dice il Cavaliere - il semipresidenzialismo è il modello più opportuno. Non c’è nessun radicamento su questo posizione, siamo assolutamente aperti a qualsiasi discussione». Al momento, però, è questo «l’orientamento di Pdl e Lega» con l’auspicio che «possa essere condivisa da tutti a cominciare dalle opposizioni». E tanto il premier è pronto a un «confronto» che si dice «assolutamente disponibile» ad incontrare i leader delle opposizione per discutere delle riforme. Questo perché, spiega, «il nostro atteggiamento su tutte le riforme è di assoluta e totale apertura a chi volesse aggiungersi a noi con idee e suggerimenti affinché siano le migliori possibili nell’interesse del Paese». Apertura che non pare faccia troppa presa sul Pd se a stretto giro Pierluigi Bersani declina di fatto l’invito. «Finché esiste il Parlamento - è la replica del segretario del Pd - ci vedremo lì». D’altra parte, non c’è dubbio che il Cavaliere sia da tempo convinto della necessità di non farsi imporre veti dall’opposizione. «Questo - spiega a porte chiuse durante l’ufficio di presidenza - è il mandato che ci hanno dato gli elettori». Insomma, «pronti a discutere con chi ci sta» ma decisi ad «andare avanti».
Un Cavaliere prudente, dunque. Che vuole accuratamente evitare accelerazioni e polemiche di ogni sorta. Tanto che pur parlando con i cronisti della visita (a sorpresa) di Roberto Calderoli al Quirinale non apre alcun fronte. «Questa mattina - dice - ha presentato al Colle un testo, è una prima bozza che però non è stata ancora discussa all’interno del Pdl. Dovrà essere discussa infatti nel nostro partito, nei gruppi parlamentari, nel Consiglio dei ministri. Poi dovrà essere coinvolto anche il Quirinale. È una bozza che esiste da tempo in mio possesso». Nessun problema, dunque. Neanche con Gianfranco Fini lascia intendere, visto che il partito sarà coinvolto nel processo riformatore e le decisioni saranno «collegiali». «Non l’ho sentito, stamattina - spiega Berlusconi - Ignazio La Russa ha parlato con lui. Noi ci siamo dati appuntamento al mio rientro dopo gli incontri internazionali». E anche nella riunione con Umberto Bossi ad Arcore «non c’è stata alcuna voce discordante».
Il premier, insomma, è intenzionato a «fare un’agenda» indicando dei «tempi per ciascuna riforma» ed «impegnandoci a rispettarli». Tra queste, spiega, «la più interessante per la gente è la riforma fiscale perché il sistema, a detta di tutti è troppo complicato». «Nel nostro Dna - aggiunge - c’è la riduzione della pressione fiscale e delle imposte». Il premier indica perciò la necessità di «ridurre la spesa pubblica» e di «cancellare dei privilegi», tanto che «abbiamo iniziato un’azione di contrasto nei confronti dei falsi invalidi con l’obiettivo di ottenere dei risparmi».
Sul fronte governo, invece, il Cavaliere smentisce qualsiasi ipotesi rimpasto. Perché, dice, «per il momento non c’è questa esigenza da parte di nessuna forza politica». «Abbiamo invece posto il problema dei sottosegretari - aggiunge - che sono ancora troppo pochi mentre c’è un intenso lavoro da fare». Confermato, invece, il ministero dell’Agricoltura per Giancarlo Galan al posto del neogovernatore del Veneto Luca Zaia. Un’intesa già presa da tempo con Bossi, ribadita nel vertice di Arcore di qualche sera fa e confermata durante l’ufficio di presidenza del Pdl. Capitolo a parte l’Udc. «Ci sono tutte le condizioni - dice Berlusconi - perché possa fare una scelta. Noi siamo aperti al confronto con loro nella prospettiva di un ritorno dell’Udc nei moderati al nostro fianco».
E queste ultime elezioni «hanno dimostrato» che quando l’Udc «va con forze politiche diverse da quelle appartenenti alla famiglia popolare europea» perde, mentre «quando si è unita a noi ha aumentato i voti», come «è successo in Calabria e in Campania».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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