La Lega: "Dopo la Moratti tocca a noi"

Salvini: "Pronti per Palazzo Marino. Basta patti di legalità. E dopo due anni è ora di un tagliando alla giunta". Secca la replica del sindaco Letizia Moratti: "Verifiche? Le facciamo ogni giorno"

La Lega: "Dopo la Moratti tocca a noi"

Quasi centomila voti in città e la Lega si rituffa nell’età dell’oro. La sua, quando il Carroccio faceva boom e su Palazzo Marino garriva la bandiera verde di Marco Formentini. «Milano - esulta Matteo Salvini fresco di seggio a Montecitorio - è pronta per un sindaco leghista». In polemica con Letizia Moratti? Nemmeno per sogno. «Chi fa bene - assicura lui - di solito si ferma due mandati». A meno che non abbia altro da fare. E la Moratti, dopo la vittoria dell’Expo 2015, ha indubbiamente acquisito una statura politica nazionale che molto probabilmente la farà volare verso altri e più prestigiosi incarichi. Nel frattempo la Lega che ha triplicato i consensi ed è stata catapultata oltre il 12 per cento, potrebbe chiedere il posto del vicesindaco. Almeno per ora. «Perché no - conferma l’assessore Massimiliano Orsatti -. Un vicesindaco leghista ci potrebbe proprio stare». Anche perché in capo a Riccardo De Corato, anche lui rieletto deputato, sta proprio quella delega alla Sicurezza che fa tanta gola alla Lega. «Milano - chiosa Orsatti - è città accogliente. Ma prima di tutto viene la legalità. Chi arriva deve rispettare le regole».


Ma la corsa della Lega non è al posto fisso. «Non vogliamo assessorati, lasciamo agli altri dividere le poltrone», dice e ripete Salvini. Ma è chiaro che dopo il trionfo, sarà ben difficile immaginare i lumbàrd che si accontentano del Turismo e Marketing territoriale. Anche perché la Lega non chiede posti, ma srotola già una lista piuttosto lunga di richieste che assomigliano molto a un regolamento di conti. Con gli assessori più «eretici» nel mirino e la Moratti invitata a farsi un po’ più leghista. «Se dobbiamo chiedere due cose al sindaco - sintetizza Salvini - chiediamo di sgomberare i campi nomadi e passare da 5mila a cinque alloggi occupati abusivamente». Passando magari per un «tagliando» alla giunta. Secca la replica della Moratti («Le verifiche si fanno tutti i giorni. Ogni giorno ci si mette in discussione per poter lavorare meglio»). Anche se è ormai certa la sua intenzione di ridurre a dodici gli assessori e di rivedere la squadra dopo un incontro con Umberto Bossi che era in programma ieri pomeriggio, ma è saltato per i troppi impegni. A determinare la sconfitta elettorale del centrosinistra, aggiunge la Moratti, c’è anche «un governo che ha sottovalutato l’importanza del Nord, del fatto che il Nord è trainante rispetto al Paese». I problemi «non sono stati capiti, sono stati sottovalutati e non risolti». Come Malpensa. «L’unico numero di campi nomadi che vogliamo a Milano è zero - tuona la Lega - La giunta Moratti ha tre anni di tempo per fare quello che è già avvenuto in città come Monza e Verona, dove di campi rom non ce ne sono».

Una richiesta rafforzata dal fatto che il Carroccio ha fatto il pieno di voti proprio nei quartieri popolari più vicini agli accampamenti come Chiaravalle, Bovisasca, Gratosoglio o Muggiano. Oppure in quelli storicamente operai come Lambrate e Quarto Oggiaro. «Se devo scegliere tra un assessorato in più o uno sgombero - assicura Salvini - scelgo uno sgombero. Vogliamo un’accelerazione sui temi che stanno a cuore ai cittadini, da Chinatown, a Chiaravalle, dai campi nomadi alle occupazioni abusive di case».

Sotto la scure finiscono così i patti di legalità e socialità, sperimentati a partire dal campo rom di Triboniano. «Nessuno si sogni di ripresentarli - tuona Salvini - e se l’assessore Moioli tornerà a riproporceli, noi le porteremo i nostri 100mila voti che significano 100mila no».

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